venerdì 27 maggio 2011

"Fincantieri non deve chiudere". Si torna in piazza















Questa mattina non importano i dati della Questura sul numero dei presenti in piazza. Importa solo che tra i manifestanti ci sono anche i negozianti che hanno tenuto abbassate le saracinesche, le istituzioni, le mogli, le madri, i ragazzi che non sono andati a scuola, gli impiagati di Elsag e Piaggio, tutti stretti attorno agli operai della Fincantieri, che rischiano di perdere un posto di lavoro che per loro è la vita.

Hanno 30, 40, 50 anni e l’unica domanda che si pongono è “cosa farò domani se mi licenzieranno?”. Se lo chiedono in molti in Italia, ammesso che un lavoro lo abbiano. Se lo chiede la generazione prima della mia, perché la mia un lavoro nel vero senso della parola ormai lo sogna soltanto. Se lo chiede quella generazione che ha vissuto il Sessantotto, che l’ha spiegato ai propri figli. Ma non tutti, tra quelli che oggi sono in piazza, hanno figli.

In molti continuano a ripetere ai microfoni dei giornalisti che magari hanno 35 anni e vivono a casa dei genitori, che vorrebbero una famiglia loro, che hanno un partner ma non il denaro e la stabilità – cioè un contratto sicuro – per avere il coraggio di mettere al mondo un figlio.

Non è certo consolante ma, per fortuna, in tutto il mondo, si torna nelle piazze, anche grazie a Internet. Eppure, oggi a Sestri Ponente non c’entrano i messaggi rimbalzati in Rete, c’entra solo una voglia antica di far sentire la propria voce, di uscire dalle fabbriche per gridare i propri diritti.

Era la “Ferrari italiana nel mondo”, l’industria cantieristica genovese. A dirlo è stato un operaio, durante uno dei comizi che si sono succeduti, entrato a lavorare alla Fincantieri tanto tempo fa. E un altro, intervistato poco dopo, gli fa subito eco: “A Genova sono arrivati da tutto il mondo per imparare a costruire le navi”.
Una signora interviene poi in diretta alla trasmissione di un’emittente tv locale. “Ho 80 anni, ho vissuto in tempo di guerra, la mia famiglia è stata anche toccata dalla guerra... ma questa è guerra”, dice con amarezza.

E’ tempo di cambiare. Rivoluzione, sciopero, manifestazione, semplice protesta, possiamo chiamarla in qualsiasi modo e agire in mille modi, ma il segnale resta lo stesso: è la voglia di riprenderci la dignità a prevalere. E c’è da scommettere che in piazza saremo, di nuovo, sempre di più.

Per la cronaca, stamattina a Sestri c’erano 5 mila persone, precedute da un corteo di 50 taxi. Forse i numeri non bastano a farsi sentire, ma la dicono lunga sull’aria che si respira.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Dal portale Indymedia
http://liguria.indymedia.org/node/7380


Personale abusivo in FINCANTIERI. RINA dorme.

Cantieristica e maRINA italiana allo sbando. R.I.N.A. S.p.A. – Registro Italiano Navale non s’accorge di niente.

Se le navi colano a picco poi non venite a lamentarvi.

Sconcertante denuncia dei sindacati di Monfalcone. Alla Fincantieri lavorano operai abusivi che non sono specializzati e fanno saldature scadenti. Mettendo così a rischio tutte le costruzioni realizzate alla spera-in-Dio e danneggiando fortemente i dipendenti Fincantieri. Il Registro Italiano Navale che fa? Niente. E’ impegnato in simposi, tavole rotonde, meeting, convegni, conferenze stampa (autocelebrative), etc etc …

In data 26 gennaio 2011 il coordinatore sindacale RSU Fiom-Cgil di Fincantieri Monfalcone, Sig. Luxich Moreno invia una scandalosa e preoccupata segnalazione alla Procura della Repubblica di Trieste e per conoscenza alle due sedi del R.I.N.A. Spa di Venezia e Genova (v. doc. allegato).

La lettera ha per oggetto: “personale ditte in appalto e/o subappalto operante presso la Fincantieri C.N.I Spa. Stabilimento di Monfalcone – qualificazione del personale sottoposto agli esami di certificazione brevetti RINA personale adibito alla saldatura”.

Denuncia il sindacalista della Fiom:

“La presente per comunicarvi che all’interno dell’azienda Fincantieri C.N.I. Spa stabilimento di Monfalcone (GO) ci sono ditte in appalto e/o subappalto, da quanto riferito quali l’Adrimar Srl, la Rimont, la Mistral, SDL, ecc ecc.. che sembrerebbero utilizzare del personale nella saldatura CO2 senza alcuna abiltazione (patentino rilasciato da RINA) creando di conseguenza scarsa qualità nelle costruzioni ed un danno ai lavoratori diretti Fincantieri. Si chiede al Registro Italiano Navale di effettuare dei controlli necessari sul personale operante delle ditte in appalto e/ subappalto in Fincantieri C.N.I. Spa. Cordiali saluti. Il Coordinatore Sindacale RSU Fiom-Cgil, Fincantieri Monfalcone. Sig. Luxich Moreno”.

In un momento così delicato - e diremmo anche tragico - per la cantieristica italiana (oltre 2500 dipendenti Fincantieri a rischio licenziamento) tollerare ste forme di diffusa illegalità ha davvero del criminale (e credeteci sulla parola quanto denunciato non accade solo a Monfalcone). RINA, che è una società classificazione navale nonché di certificazione industriale ed ambientale, nell’ambito delle proprie attività istituzionali dovrebbe - almeno in linea teorica - effettuare autonomamente e di propria iniziativa le attività di monitoraggio, di controllo e sorveglianza presso cantieri ed officine di produzione, nonché visite periodiche. Invece accade che non lo fa manco se gli vien fatto notare (v. la segnalazione del delegato Fiom che è rimasta lettera morta).

Domanda dell’uomo della strada: ma che ci sta a fare il RINA se non controlla? CaRINA la domanda. Andrebbe posta al suo Amministratore Delegato, Ing. Ugo Salerno.

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