mercoledì 29 febbraio 2012

Gleeden.com: il tradimento ci renderà libere?

Essere fedeli a due uomini significa essere due volte più fedeli. L’ho letto in un’affissione che compare in formato gigante nelle pensiline di Milano vicino a dove lavoro.

Nella creatività (che originalità…) c’è soltanto una mela, ma è chiaramente rivolta alle donne. O tenta di ricordare agli uomini che anche la propria dolce metà, quella che stira loro le camicie e prepara la cena, quella che mette a posto i loro calzini lamentandosi o li insulta per aver lasciato il lavandino sporco di dentifricio, proprio lei, potrebbe avere una vita parallela.

Il team ‘composto da sole donne’ di Gleeden.com ha pensato a questa campagna per sottolineare quanto la ricerca di una nuova avventura d’amore al di fuori del proprio matrimonio sia diventata un’esigenza anche femminile – si legge qui su quello che è un sito di incontri extraconiugali - Sempre più donne iscritte a Gleeden.com dall’inizio del 2012: il gentil sesso rappresenta il 37% degli iscritti alla community di persone sposate. Gleeden ha pensato a tutto per rendere il sito il più vicino possibile alle nuove esigenze delle donne sposate. Completamente gratuito per le donne assicura una moderazione esigente per garantire degli incontri sicuri”.

A quanto pare, il sito è già di successo. La campagna è un modo di festeggiare i 50 mila iscritti nella sola Milano ma nel mondo se ne contano oltre 1.100.000. L’Italia, per la cronaca, è al secondo posto dopo la Francia proprio per numero di frequentatori del sito. Nulla in contrario, il tradimento è nato insieme all’uomo.

Ma ci sono alcuni punti che proprio non mi vanno giù. Non è tanto l’incitamento a tradire, ognuno spero sia capace di decidere da sé, sebbene mi chieda se sia un comportamento da incoraggiare e da promuovere come simbolo del valore di una donna e della sua capacità di decidere finalmente della propria vita. Mi sembra un po' antico pensare che il tradimento sia una prerogativa dell'uomo, questo è il punto.

E’ il loro business in ogni caso, per nulla velato, e poi sappiamo tutti che oggi l’amante si cerca sempre di più online, no? Ma è quell'inquadrare il tradimento quasi come riscatto per una donna che trovo esagerato.

Quello che mi lascia più perplessa è che questa considerazione verso le donne, sia quella di altre donne. “Gleeden ha pensato a tutto per rendere il sito il più vicino possibile alle nuove esigenze delle donne sposate”: questa frase proprio non la digerisco. “Esigenza”…? noi donne abbiamo l’esigenza di realizzarci, di vivere a pieno famiglia, lavoro, hobby, figli e amicizie, ma tradire non la definirei un’esigenza. Un bisogno – anche solo fisico – magari, ma non per tutte è così e va rispettata anche l'altra fetta di donne che non tradisce, la stessa che poi Gleeden.com sta cercando di catturare.

Considerando poi quante donne hanno esigenze molto più pressanti lo trovo quasi un insulto a tutte coloro che, come me, passano davanti ad una pensilina e pensano a come arrivare alla fine del mese, a come progettare il proprio futuro e – guarda un po’ – a che regalo potrà davvero rendere felice la persona che amano e che non tradirebbero mai. Siamo fedeli la metà o siamo fedeli al 100%? Forse era il caso di domandare invece che di affermare.

martedì 28 febbraio 2012

No Tav: se la protesta diventa cinema

Lo dico apertamente: non sono favorevole alla tav. Non sono informata quanto vorrei ma so bene che si tratta di una linea che dovrebbe migliorare la situazione rispetto al presente, almeno secondo i promotori, gli stessi che hanno però ammesso che il traffico sull’attuale linea Torino-Lione sia in calo.

Insomma, io tutto questo miglioramento non lo riesco ad individuare e quindi lascio prevalere le ragioni del cuore, quelle che mi impongono di pensare alle popolazioni della Val di Susa, da anni impegnate in una lotta continua contro il cemento. Penso a loro e penso all’ambiente, a quanto una linea del genere possa deturparlo o comunque modificarlo, in una Paese nel quale troppo spesso si parla di dissesto idrogeologico e cementificazione selvaggia senza poi dar seguito alle tante parole sprecate al momento delle tragedie.

Sono le stesse ragioni che mi spingono a stare dalla parte del movimento No Gronda di Genova e che rendono ai miei occhi certe opere uno scempio del territorio e null'altro. Inutili. Ognuno in proposito ha la sua opinione e la rispetto al massimo, sia chiaro.

Mi chiedo invece fino a che punto la protesta si possa spingere senza sfociare nel ridicolo. Me lo sono chiesto ieri, quando ho visto il video (ovviamente stra-sfruttato da tutti i tg e da tutti i portali Web) nel quale Luca Abbà, leader no tav, rischia la vita cadendo da un traliccio. E’ salito lì in cima mentre un poliziotto tentava di seguirlo e di farlo scendere. Alla fine Luca è caduto folgorato a terra e lotta tra la vita e la morte.

Spero che si riprenda presto e soprattutto che pensi a quel folle gesto e riveda la sua strategia di protesta. Un po’ cinicamente forse, mi chiedo a cosa sia servito salire lì sopra e trovo alquanto ridicoli certi comportamenti nel 2012. Eliminiamo l’ultima parte del video, immaginiamo che Luca sia sceso dal traliccio più tardi e con le sue gambe. Un attimo prima saliva sempre più in alto, vestito di nero, fiero di sé e alzando il pugno. Un segno di vittoria, ho sentito dire.

No, miei cari, quello è il segno di un manifestante che nel 2012, mentre sta protestando per le ragioni del suo territorio, decide di tirare in ballo ideali lontani, quel comunismo che ormai ognuno ha idealizzato a modo suo e che non trova sfogo né in Parlamento né tanto meno nella società civile.

E allora, in tutta sincerità, condivido i valori della protesta, sono pronta a sfilare insieme alla massa indignata per le mille bugie che ci raccontano e per i progetti che vogliono rendere l’Italia ancora più invivibile, ma proprio certi gesti non li posso appoggiare. Caro Luca, guarisci presto, ma la prossima volta lascia a casa le manie di protagonismo perché l’unica protagonista nella Val di Susa è la costanza di tante persone che non ci stanno e continuano a gridarlo. Aver rubato loro la scena non ti fa certo onore…

Detto questo, difendo le ragioni di Luca e di ogni manifestante, ovunque e comunque, ma certe performance vanno adeguate al contesto... Oggi la cosa che mi rende più delusa è aver letto che i cantieri non si sono fermati nemmeno dopo che la notizia dell’incidente si è diffusa. Forse era il caso di lasciare la valle al suo silenzio, almeno per qualche ora.


(foto: IlMessaggero.it)

venerdì 3 febbraio 2012

Cinema: locandine sessiste per Les Infideles. Abile mossa o fregati dallo stereotipo?

Ci sono manifesti, slogan, immagini, scene che immediatamente ci fanno dire “no, inaccettabile!”, che troviamo di cattivo gusto, volgari, sessiste, da bloccare immediatamente. E ce ne sono altre, come questa, che lasciano prima qualche minuto per riflettere.

E’ la locandina del film Les Infidèles, che procedendo per episodi racconta l’infedeltà maschile. Dietro la macchina da presa si alternano sette registi, tra cui Jean Dujardin, nominato agli Oscar per The Artist come miglior attore.

Detto questo, la locandina non si spiega comunque.

“Infedeltà” ci fa venire in mente mille scene, mille situazioni, mille protagonisti, ma credo che una fellatio senza contorno alcuno proprio non sia la prima ipotesi che scatta nel cervello umano. Una fellatio può essere un modo di tradire, ma lo è anche un bacio, un rapporto completo, tante cose che però senza il giusto sfondo non richiamano immediatamente il tradimento.

Togliamo il titolo del film dalla locandina. La posizione dei due protagonisti ispira “tradimento”? No, decisamente. O comunque non solo. Non inequivocabilmente.

La donna è di spalle, ne vediamo soltanto lo chignon e le braccia che si arrampicano sul corpo di lui (è Gilles Lelouche), vestito, in camicia bianca e completo scuro, con tanto di cravatta spostata e incastrata sapientemente per non penzolare – presumo – sulla testa di lei.

L’espressione di lui poi è tutta un programma. Cellulare in mano, faccia fiera (ma non soddisfatta, non è legata all’azione di lei), indice nell’orecchio per non sentire rumori esterni (quali? lei non sta certo parlando né tanto meno urlando per ovvii motivi), sguardo fisso su di noi.

Il titolo del film è proprio sulla testa di lei, quasi ad escluderla dalla scena, a renderla secondaria, eppure è proprio lei che – seguendo lo stesso titolo – rende infedele lui. Lo è anche lei? Non si sa, il protagonista qui è lui, sappiamo per certo che lui è infedele, lei potrebbe essere un’altra, una qualsiasi, sposata o no. O magari lui ha una gran faccia tosta e sta tradendo lei con una seconda donna al telefono (in realtà è al telefono con Couper, le sue parole sono in alto: "Ca va Couper, je rentre dans un tunnel"), oppure ancora al telefono c’è la moglie (ma allora sarebbe lui a dover evitare di far rumore, non dovrebbe preoccuparsi di sentire al meglio ciò che lei dice tappando l’orecchio libero). Eppure il titolo parla al plurale, dov’è la faccia altrettanto fiera degli altri “infideleS”?

Non sappiamo nulla della trama guardando soltanto la locandina.

Riflettiamo. Perché le parti non sono invertite? Logico, perché è il ruolo della donna ad essere standardizzato. E’ la donna che compie un rapporto orale, è il classico dei classici. Il contrario non avrebbe avuto effetto? Chiedo.

La risposta la dà una seconda locandina, i cui compare proprio Dujardin. A parti invertite, di lei si vedono solo i tacchi rossi e nulla dal ginocchio in su. Evidentemente no, non avrebbe avuto effetto. E ciò che sta per fare lui non è altrettanto inequivocabile, non è certo come nella prima locandina.

Ok, è il lui della situazione il protagonista, ma un viso femminile gli avrebbe rubato la scena? Sarebbe stato meno “infidele” se avesse “reso omaggio” alla sua amante?

Ed eccoci al quesito iniziale: la locandina può essere accettabile? No. Anche se non proviamo ribrezzo, anche se non proviamo immediatamente rabbia percependo la donna come secondaria e sottomessa. Personalmente, non mi dà fastidio guardarla. Ma è ovvio che sarebbe stata bloccata senza pensarci troppo. I creativi e chi ne ha autorizzato la diffusione forse non lo immaginavano?

E’ un’abile mossa, tutto qua. Ci metto la mano sul fuoco. E mi sorprendo soltanto di tutti quelli che oggi dicono che la corsa all’Oscar di Dujardin è seriamente compromessa…