by Naoto Fukasawa
giovedì 29 settembre 2011
giovedì 22 settembre 2011
d'ANNAzione del giorno: c'era una volta una cabina telefonica
Sarà che mi sembrano una specie di opera d'arte vintage proprio lì, in mezzo al traffico. Sarà che, nel momento del bisogno, potrebbero tornare utili. Sarà che far sparire un oggetto che per decenni è stato preziosissimo non mi pare una buona idea. Un po' per questo, un po' per attaccamento a tutto ciò che mi ricorda l'infanzia e l'adolescenza, sta di fatto che ogni volta che incrocio una cabina telefonica penso che la decisione dell'Agcom di autorizzare Telecom ad abbatterle non mi convince per niente.
Prima o poi – c'era da aspettarselo – il problema si sarebbe presentato: quante volte vengono utilizzate le cabine italiane? I numeri sono imbarazzanti. Dal 2001 vengono utilizzate il 90% in meno e, da 8 di quelle ancora utilizzate, vengono effettuate soltanto 3 chiamate al giorno.
Basta questo a giustificare la decisione di eliminare quelle superflue, eppure sembra un omicidio. Immediatamente mi tornano in mente tutte quelle volte che, tanto tempo fa, mi sono riparata dentro la mia cabina in attesa dell'autobus quando faceva freddo. O quando aspettavo un'amica in ritardo e chiamavo casa sua per capire se almeno fosse già uscita. O semplicemente quando ci si dava appuntamento “dalla cabina”. E poi le situazioni in cui la cabina era indispensabile per avvertire mamma e papà che sarei rientrata più tardi del solito. “Non aspettatemi per cena”, tutto qui, perché poi le 200 lire finivano subito e le 500 erano troppe per dire soltanto qualche frase e un saluto.
C'erano ancora le lire, prima ancora i gettoni, c'era la coda per telefonare a volte. Poi c'erano le schede telefoniche e chi le collezionava. Il passo successivo sono state le nuove cabine, più moderne, quelle ancora in piedi, da cui si possono mandare anche gli sms. Ci vuole un bel po' per scrivere tutto il messaggio, somigliano ai primi cellulari, ma a me qualche volta è capitato di servirmene quando dimenticavo di ricaricare.
Bè, mi viene una gran nostalgia se penso che 130 mila cabine saranno abbattute. Per chi volesse salvarne una, è possibile inviare una segnalazione all'Agcom, scrivendo a cabinatelefonica@agcom.it.
In ogni caso, quelle abbattute potrebbero presto diventare un reperto, il simbolo della comunicazione dei tempi andati, perfetto per essere messo in un angolo del giardino in memoria della fatica immane compiuta per sentire la voce della persona amata, dei familiari lontani, quando ancora ci si scrivevano lunghe lettere e non ci si poteva guardare a qualsiasi ora attraverso uno schermo.
venerdì 2 settembre 2011
E il libro non profuma più
Più che “usati” direi “vecchi”, perché è quello che mi impone di fermarmi.
I libri vecchi hanno una vita, quelli nuovi no. I primi sono tuoi ma sono stati di altri prima, conservano le piegature agli angoli delle pagine dopo qualcuno aveva interrotto la lettura, sono ingialliti, odorano spesso di cantina, di tempo trascorso senza che nessuno si accorgesse più di loro. I libri nuovi non hanno ancora una storia, nemmeno quando le loro pagine sono state scritte da autori morti e sepolti da secoli.
Ecco perché, mentre viaggio in treno e sono circondata da mani che sostengono edizioni patinate o e-book reader all'ultimo grido, io mi sento diversa. “Non sapete cosa vi perdete”, penso, ed è come se il mio libro si sentisse fortunato per essere ancora abbracciato dalle dita di qualcuno.
Anche io ho pensato per qualche mese alla possibilità di passare alla tecnologia, ho sfogliato volantini di grandi catene, ho curiosato online, ma alla fine l'e-book mi farebbe rimpiangere il piacere di voltare pagina, di sottolineare frasi interessanti senza il righello, di disegnare fiorellini e quadratini se sono soprappensiero, di appuntarmi la lista della spesa o un numero di telefono se non ho un altro pezzo di carta sotto mano.
La mia libreria è ormai piena, i libri stanno invadendo casa, potrebbe essere il momento giusto per disfarsene o appunto scegliere un e-book reader, ma la lettura non sarebbe più lettura.
Poi ieri scopro che anche Il Libraccio ha un sito Web (fin qui niente di strano) e che vende online i libri usati. Ricordo le file fino a fuori dalla porta quando a giugno si tentava di vendere i libri scolastici dell'anno appena trascorso (io in realtà non sono quasi mai riuscita a disfarmene, “sono ricordi” dico sempre) e di trovarne di usati per l'anno futuro. Ricordo che i libri da acquistare, essendo stati già usati, si valutavano attentamente: ad esempio, se gli esercizi erano stati eseguiti a penna era un bel problema e il libro, spesso, si scartava.
Come funziona oggi? “I libri usati prima di essere resi disponibili per la vendita vengono sottoposti a una adeguata selezione – recita il sito del Libraccio - Trattandosi di libri usati da altre persone, possono presentare segni di usura sulle copertine, ma sono libri completamente integri. Non sono messi in vendita libri in condizioni inaccettabili (ad esempio con pagine o copertine mancanti, pagine strappate ecc.)”. In pratica non puoi sfogliare il libro che compri, ti devi fidare. Non è un gran problema per gli studenti svogliati desiderosi soltanto di risparmiare.
Se per i testi scolastici può funzionare, mi rendo conto però che io non comprerei così un romanzo. Anzi, questo meccanismo mi spinge ad acquistarlo nuovo. Perché un libro usato va sfogliato, toccato, anche odorato. Bisogna vedere di che colore sono le pagine, com'è stato trattato, bisogna che il precedente possessore, in un certo senso, ci piaccia.
Meglio le bancarelle, anche mentre il mondo s'innamora sempre di più delle infinite possibilità offerte dalla tecnologia.