venerdì 3 agosto 2012

Le vacanze sono un diritto?


Mi ha colpito un commento ad un articolo apparso sul Corriere in cui si dice che 30,6 milioni di italiani (praticamente metà della popolazione) non sono andati in vacanza. E il motivo prevalente è legato a fattori economici. Una tendenza aumentata del 33,1% in dieci anni, per una perdita di presenze nelle strutture turistiche del 9,9% rispetto ai primi tre mesi del 2012”. (Dati Confartigianato)
Sappiamo bene quanto pesino i rincari continui dei servizi e dei prodotti indispensabili al momento di partire. La benzina sale, ma anche il costo del biglietto del treno, a fronte di una qualità per giunta mediocre. Andare a mangiare una pizza significa sborsare cifre esagerate, un regalo che ci si può concedere ogni tanto, ma occorre spegnere il cervello per dimenticare quali materie prime vengono utilizzate e a quanto ammonterebbe il prezzo “onesto” della pizza.
Se si va al mare si può scegliere la spiaggia libera e portarsi il pranzo da casa, non c’è dubbio, ma resta il fatto che a farne le spese (in tutti i sensi) sia sempre il relax. Non è bello partire per un giorno di riposo e trovarsi a fare i conti in continuazione per non bruciare in un attimo quanto si è risparmiato in una settimana.
Stiamo risparmiando quasi tutti. Ci sono quelli che possono permettersi vacanze faraoniche ma anche i tanti italiani che non possono permettersi nulla. Sono soprattutto anziani che hanno lavorato una vita e i soldi della pensione non se li possono godere.
Ecco perché certi commenti li rispedirei volentieri al mittente. “Guardate che la vacanza NON è un diritto! Se non si hanno i soldi, per un anno si può stare anche a casa invece che fare i debiti per andare alle Maldive e dicendo poi agli amici "oh-oh, io sono andato alle Maldive". La crisi c'è anche per colpa della gente che ha vissuto sopra le proprie possibilità!”, è il commento in questione.
La cosa peggiore è che nel nickname compare un 87, probabilmente si riferisce all’età di chi ha commentato. 25 anni. La generazione che invece dovrebbe combattere perché il lavoro permetta alla vacanza di essere proprio un diritto. “Se non si hanno i soldi” non significa sempre che sono stati spesi nella maniera sbagliata, significa – ormai per la maggior parte degli italiani – che il salvadanaio è stato prosciugato e che, prima delle vacanze, vengono l’affitto, le bollette, le tasse, la spesa al supermercato. Gli italiani che non andranno in ferie non sono quelli con le mani bucate, ma quelli che non hanno la possibilità di spendere e rinunciano al loro tanto sperato e meritato riposo. Non è un lusso staccare la spina e non pensare a niente per qualche giorno. E’ un diritto che il sistema sta tentando di far passare inosservato. Oggi rinunciamo alle vacanze, domani al cinema, dopodomani alla pizza. Ma a 25 anni sarebbe il caso di alzare la testa e fare in modo di non dover rinunciare a niente.

venerdì 8 giugno 2012

Per tutti quelli che pensano ancora che il rock sia morto...

Bruce Springsteen, Wrecking Ball Tour, 7 giugno 2012, San Siro (Mi)


Scaletta memorabile, per il resto non ci sono parole.
Momenti che resteranno nel cuore.






















We Take Care Of Our Own
Wrecking Ball
Badlands

Death To My Hometown
My City Of Ruins
Spirit In The Night
The E Street Shuffle
Jack Of All Trades
Candy’s Room
Darkness On The Edge Of Town
Johnny 99
Out In The Street
No surrender
Working on the highway
Shackled and Drawn
Waitin’ on a Sunny Day
The Promised Land
The Promise (solo piano)
The River
The Rising
Radio Nowhere
We Are Alive
Land Of Hope And Dreams
-
Rocky Ground
Born In The U.S.A.
Born To Run
Cadillac Ranch
Hungry Heart
Bobby Jean
Dancing In The Dark
Tenth Avenue Freeze-Out
Glory Days
Twist And Shout

martedì 5 giugno 2012

Cattiva comunicazione: l'Atm e i concerti milanesi



Tanto di cappello al Comune di Milano che ha deciso, in occasione di grandi eventi come i concerti di Bruce Springsteen e di Madonna di permettere ai fan di utilizzare i mezzi pubblici. Niente di particolare – direte – ma altrove non sempre capita e ci si ritrova con in mano una mappa nella speranza di non dover camminare per ore fino al parcheggio o alla stazione. Naturalmente tutto è frutto di un accordo con l’Atm, che gestisce la rete urbana ed extraurbana del capoluogo. Il biglietto per viaggiare sui mezzi milanesi sarà gratuito, basta inserire alle biglietterie automatiche un codice riportato sul biglietto del concerto stesso. Semplice. Salvo qualche perplessità…

Primo: il servizio è potenziato se parliamo di metropolitana, tram e navette verso i parcheggi. Ma i parcheggi chiudono alla solita ora? E se volessi parcheggiare lontano per evitare code raggiungendo in metro il parcheggio? Non si sa…
Secondo: Trenitalia non sembra essere stata chiamata in causa, quindi in ogni caso è impossibile raggiungere lo stadio di San Siro affidandosi esclusivamente ai mezzi pubblici, provenendo ad esempio da altre città della Lombardia.

Insomma, non illudiamoci di tornare a casa in fretta se il giorno dopo abbiamo impegni o sveglie all’alba. C’è da mettersi l’anima in pace. Ma è comunque una buona idea e i pregi sono più dei difetti (questo ovviamente senza ancora averla sperimentata).

Non è stata altrettanto grande la maniera di comunicarla da parte dell’Atm. Ieri chiamo il numero verde per sapere qualcosa di più visto che online non vedevo ancora il comunicato, poi apparso. Niente da fare, nessuna risposta sulla situazione parcheggi, anzi (e qui viene il bello), mi sento dire che “solitamente Atm tende a comunicare queste notizie soltanto il giorno stesso degli eventi o al massimo il giorno prima”. Tra l’altro l‘operatore mi chiede anche dove io abbia letto del potenziamento… 

Da notare che decine di siti Web hanno ripreso la notizia appena resa nota dal Comune stesso già il 25 maggio (qui il comunicato). Non era certo un segreto, ma soprattutto mi chiedo: se viene fornito un servizio che almeno sulla carta sembra un punto di forza, perché non reclamizzarlo subito e di più attraverso i propri canali? Questo sì che è un segreto. Decisamente incomprensibile. O forse si sa già che, nonostante il potenziamento, ci sarà troppa gente perché non finisca stipata nei vagoni della metro come in un carro bestiame. C’è da giurarci. Ma a sottolineare l’eventuale tilt del meccanismo ci penserà anche stavolta il giudizio della Rete. Da quello, cara Atm, non si scappa.

mercoledì 30 maggio 2012

d'ANNAzione del giorno: nuovo terremoto, solite delusioni


Un altro terremoto mette in ginocchio l’Italia. Stavolta è successo in Emilia e già contiamo le vittime, oltre ai danni al patrimonio storico che l’Italia non ha ancora imparato a custodire. In entrambi i casi, nessuno mai potrà rimediare, né al dolore dei familiari di chi è rimasto sotto alle macerie, né tanto meno ai crolli che ben sintetizzano quanto ci prendiamo cura delle nostre radici.

Rispetto al terremoto dell’Aquila oggi abbiamo un governo nuovo, un governo di tecnici che dovrebbero accompagnarci per mano fuori dalla crisi. Crisi economica, crisi delle idee, crisi della morale. Rispetto all’Aquila è cambiato ben poco. L’Italia – le istituzioni italiane – non hanno poi fatto granché per mettere in sicurezza le nostre vite. Mi viene in mente quello che è successo alle Cinque Terre, per non parlare di Genova, che per motivi ovvii non potrà mai essere cancellato dalla mia mente.
Siamo ancora qui a contare le vittime e a dire che i luoghi di lavoro non sono sicuri, le case non sono sicure, le strade non sono sicure. Dove dovremmo rifugiarci allora?

Poi, oltre al danno la beffa, come da tradizione. Ci avviciniamo ai festeggiamenti del 2 giugno. Festeggiamo ancora esibendo con orgoglio le nostre forze armate e tutto quello che si portano dietro, neanche fossimo una grande potenza pronta ad entrare in guerra. Per giunta, una guerra – qualsiasi guerra – noi la perderemmo sicuramente. E’ tutto organizzato da tempo quindi il passaparola sui social network che chiede di sospendere la parata e di donare ai terremotati i finanziamenti per il 2 giugno non potrà trovare riscontri pratici. Quei soldi sono già stati spesi.

Ed è questo il peggio di tutta la vicenda. I soldi sono già stati spesi, quindi qualcuno ha deciso che, ancora una volta, nonostante tutto - nonostante la crisi, nonostante la disoccupazione alle stelle, nonostante gli italiani fatichino ad arrivare a fine mese – la parata era necessaria. E’ vero, ci sono occasioni cariche di significato, simboliche, che non si possono eliminare su due piedi. Ma quanti italiani il 2 giugno saranno incollati alla tv per vedere cosa succede ai Fori Imperiali? Troppo pochi, decisamente, perché nel 2012 ancora si celebri in questo modo. Dobbiamo continuare a celebrare la Repubblica, ma quella per cui sono morti i partigiani. Non servono certo parate e sperpero di denaro insensato. Per giunta, invece di chiedere soldi ai partiti (che intanto fanno orecchio da mercante e non si tagliano i rimborsi elettorali), invece di partire dall'alto tagliando subito il superfluo senza esitazioni per dare respiro all'Emilia, nel giro di qualche ora è stato deciso l'ennesimo aumento della benzina. Pagheranno gli italiani, tutti, il popolo, perché il governo possa dire di aver contribuito a recuperare denaro da destinare alle zone colpite. Pagheranno sempre gli stessi, pagheremo noi, e sempre gli stessi domani moriranno sotto un altro capannone mentre stavano al lavoro.

A margine di tutto questo, negli stessi giorni il Papa ha programmato la sua visita a Milano. E’ da oltre un mese che si va a vanti a rendere più belle le strade che percorrerà. Soldi che se ne vanno, e tutto per un paio d’ore in cui Benedetto XVI onorerà i milanesi della sua presenza. Che dire? La Chiesa non rinuncia certo alla ricchezza dall’oggi al domani, è un’utopia. Ma in queste ore, mentre i terremotati cercano un appglio qualsiasi per ricominciare, una mano in tasca credo proprio che la Chiesa dovrebbe mettersela. Se non perché costretta, almeno per coerenza con quel Vangelo che tanto parla di povertà.