Mi ha colpito un commento ad un articolo apparso sul
Corriere in cui si dice che “30,6 milioni di italiani (praticamente metà della
popolazione) non sono andati in vacanza. E il motivo prevalente è legato a
fattori economici. Una tendenza aumentata del 33,1% in dieci
anni, per una perdita di presenze nelle strutture turistiche del 9,9% rispetto
ai primi tre mesi del 2012”.
(Dati Confartigianato)
Sappiamo bene quanto pesino i rincari
continui dei servizi e dei prodotti indispensabili al momento di partire. La
benzina sale, ma anche il costo del biglietto del treno, a fronte di una qualità
per giunta mediocre. Andare a mangiare una pizza significa sborsare cifre
esagerate, un regalo che ci si può concedere ogni tanto, ma occorre spegnere il
cervello per dimenticare quali materie prime vengono utilizzate e a quanto ammonterebbe
il prezzo “onesto” della pizza.
Se si va al mare si può scegliere la
spiaggia libera e portarsi il pranzo da casa, non c’è dubbio, ma resta il fatto
che a farne le spese (in tutti i sensi) sia sempre il relax. Non è bello
partire per un giorno di riposo e trovarsi a fare i conti in continuazione per
non bruciare in un attimo quanto si è risparmiato in una settimana.
Stiamo risparmiando quasi tutti. Ci
sono quelli che possono permettersi vacanze faraoniche ma anche i tanti
italiani che non possono permettersi nulla. Sono soprattutto anziani che hanno
lavorato una vita e i soldi della pensione non se li possono godere.
Ecco perché certi commenti li
rispedirei volentieri al mittente. “Guardate che la
vacanza NON è un diritto! Se non si hanno i soldi, per un anno si può stare
anche a casa invece che fare i debiti per andare alle Maldive e dicendo poi
agli amici "oh-oh, io sono andato alle Maldive". La crisi c'è anche
per colpa della gente che ha vissuto sopra le proprie possibilità!”, è il commento in questione.
La cosa peggiore è che nel nickname compare un
87, probabilmente si riferisce all’età di chi ha commentato. 25 anni. La
generazione che invece dovrebbe combattere perché il lavoro permetta alla
vacanza di essere proprio un diritto. “Se
non si hanno i soldi” non significa sempre che sono stati spesi nella
maniera sbagliata, significa – ormai per la maggior parte degli italiani – che il
salvadanaio è stato prosciugato e che, prima delle vacanze, vengono l’affitto,
le bollette, le tasse, la spesa al supermercato. Gli italiani che non andranno
in ferie non sono quelli con le mani bucate, ma quelli che non hanno la
possibilità di spendere e rinunciano al loro tanto sperato e meritato riposo. Non
è un lusso staccare la spina e non pensare a niente per qualche giorno. E’ un
diritto che il sistema sta tentando di far passare inosservato. Oggi rinunciamo
alle vacanze, domani al cinema, dopodomani alla pizza. Ma a 25 anni sarebbe il
caso di alzare la testa e fare in modo di non dover rinunciare a niente.
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