Ci sono manifesti, slogan, immagini, scene che immediatamente ci fanno dire “no, inaccettabile!”, che troviamo di cattivo gusto, volgari, sessiste, da bloccare immediatamente. E ce ne sono altre, come questa, che lasciano prima qualche minuto per riflettere.
E’ la locandina del film Les Infidèles, che procedendo per episodi racconta l’infedeltà maschile. Dietro la macchina da presa si alternano sette registi, tra cui Jean Dujardin, nominato agli Oscar per The Artist come miglior attore.
Detto questo, la locandina non si spiega comunque.
“Infedeltà” ci fa venire in mente mille scene, mille situazioni, mille protagonisti, ma credo che una fellatio senza contorno alcuno proprio non sia la prima ipotesi che scatta nel cervello umano. Una fellatio può essere un modo di tradire, ma lo è anche un bacio, un rapporto completo, tante cose che però senza il giusto sfondo non richiamano immediatamente il tradimento.
Togliamo il titolo del film dalla locandina. La posizione dei due protagonisti ispira “tradimento”? No, decisamente. O comunque non solo. Non inequivocabilmente.
La donna è di spalle, ne vediamo soltanto lo chignon e le braccia che si arrampicano sul corpo di lui (è Gilles Lelouche), vestito, in camicia bianca e completo scuro, con tanto di cravatta spostata e incastrata sapientemente per non penzolare – presumo – sulla testa di lei.
L’espressione di lui poi è tutta un programma. Cellulare in mano, faccia fiera (ma non soddisfatta, non è legata all’azione di lei), indice nell’orecchio per non sentire rumori esterni (quali? lei non sta certo parlando né tanto meno urlando per ovvii motivi), sguardo fisso su di noi.
Il titolo del film è proprio sulla testa di lei, quasi ad escluderla dalla scena, a renderla secondaria, eppure è proprio lei che – seguendo lo stesso titolo – rende infedele lui. Lo è anche lei? Non si sa, il protagonista qui è lui, sappiamo per certo che lui è infedele, lei potrebbe essere un’altra, una qualsiasi, sposata o no. O magari lui ha una gran faccia tosta e sta tradendo lei con una seconda donna al telefono (in realtà è al telefono con Couper, le sue parole sono in alto: "Ca va Couper, je rentre dans un tunnel"), oppure ancora al telefono c’è la moglie (ma allora sarebbe lui a dover evitare di far rumore, non dovrebbe preoccuparsi di sentire al meglio ciò che lei dice tappando l’orecchio libero). Eppure il titolo parla al plurale, dov’è la faccia altrettanto fiera degli altri “infideleS”?
Non sappiamo nulla della trama guardando soltanto la locandina.
Riflettiamo. Perché le parti non sono invertite? Logico, perché è il ruolo della donna ad essere standardizzato. E’ la donna che compie un rapporto orale, è il classico dei classici. Il contrario non avrebbe avuto effetto? Chiedo.
La risposta la dà una seconda locandina, i cui compare proprio Dujardin. A parti invertite, di lei si vedono solo i tacchi rossi e nulla dal ginocchio in su. Evidentemente no, non avrebbe avuto effetto. E ciò che sta per fare lui non è altrettanto inequivocabile, non è certo come nella prima locandina.
Ok, è il lui della situazione il protagonista, ma un viso femminile gli avrebbe rubato la scena? Sarebbe stato meno “infidele” se avesse “reso omaggio” alla sua amante?
Ed eccoci al quesito iniziale: la locandina può essere accettabile? No. Anche se non proviamo ribrezzo, anche se non proviamo immediatamente rabbia percependo la donna come secondaria e sottomessa. Personalmente, non mi dà fastidio guardarla. Ma è ovvio che sarebbe stata bloccata senza pensarci troppo. I creativi e chi ne ha autorizzato la diffusione forse non lo immaginavano?
E’ un’abile mossa, tutto qua. Ci metto la mano sul fuoco. E mi sorprendo soltanto di tutti quelli che oggi dicono che la corsa all’Oscar di Dujardin è seriamente compromessa…
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