Un altro terremoto mette in ginocchio l’Italia. Stavolta è
successo in Emilia e già contiamo le vittime, oltre ai danni al patrimonio
storico che l’Italia non ha ancora imparato a custodire. In entrambi i casi, nessuno
mai potrà rimediare, né al dolore dei familiari di chi è rimasto sotto alle
macerie, né tanto meno ai crolli che ben sintetizzano quanto ci prendiamo cura
delle nostre radici.
Rispetto al terremoto dell’Aquila oggi abbiamo un governo
nuovo, un governo di tecnici che dovrebbero accompagnarci per mano fuori dalla
crisi. Crisi economica, crisi delle idee, crisi della morale. Rispetto all’Aquila
è cambiato ben poco. L’Italia – le istituzioni italiane – non hanno poi fatto
granché per mettere in sicurezza le nostre vite. Mi viene in mente quello che è
successo alle Cinque Terre, per non parlare di Genova, che per motivi ovvii non
potrà mai essere cancellato dalla mia mente.
Siamo ancora qui a contare le vittime e a dire che i luoghi
di lavoro non sono sicuri, le case non sono sicure, le strade non sono sicure.
Dove dovremmo rifugiarci allora?
Poi, oltre al danno la beffa, come da tradizione. Ci
avviciniamo ai festeggiamenti del 2 giugno. Festeggiamo ancora esibendo con
orgoglio le nostre forze armate e tutto quello che si portano dietro, neanche
fossimo una grande potenza pronta ad entrare in guerra. Per giunta, una guerra –
qualsiasi guerra – noi la perderemmo sicuramente. E’ tutto organizzato da tempo
quindi il passaparola sui social network che chiede di sospendere la parata e
di donare ai terremotati i finanziamenti per il 2 giugno non potrà trovare
riscontri pratici. Quei soldi sono già stati spesi.
Ed è questo il peggio di tutta la vicenda. I soldi sono già
stati spesi, quindi qualcuno ha deciso che, ancora una volta, nonostante tutto
- nonostante la crisi, nonostante la disoccupazione alle stelle, nonostante gli
italiani fatichino ad arrivare a fine mese – la parata era necessaria. E’ vero,
ci sono occasioni cariche di significato, simboliche, che non si possono
eliminare su due piedi. Ma quanti italiani il 2 giugno saranno incollati alla
tv per vedere cosa succede ai Fori Imperiali? Troppo pochi, decisamente, perché
nel 2012 ancora si celebri in questo modo. Dobbiamo continuare a celebrare la Repubblica, ma quella per
cui sono morti i partigiani. Non servono certo parate e sperpero di denaro
insensato. Per giunta, invece di chiedere soldi ai partiti (che intanto fanno orecchio da mercante e non si tagliano i rimborsi elettorali), invece di partire dall'alto tagliando subito il superfluo senza esitazioni per dare respiro all'Emilia, nel giro di qualche ora è stato deciso l'ennesimo aumento della benzina. Pagheranno gli italiani, tutti, il popolo, perché il governo possa dire di aver contribuito a recuperare denaro da destinare alle zone colpite. Pagheranno sempre gli stessi, pagheremo noi, e sempre gli stessi domani moriranno sotto un altro capannone mentre stavano al lavoro.
A margine di tutto questo, negli stessi giorni il Papa ha
programmato la sua visita a Milano. E’ da oltre un mese che si va a vanti a
rendere più belle le strade che percorrerà. Soldi che se ne vanno, e tutto per un
paio d’ore in cui Benedetto XVI onorerà i milanesi della sua presenza. Che
dire? La Chiesa non rinuncia certo alla ricchezza dall’oggi al domani, è un’utopia.
Ma in queste ore, mentre i terremotati cercano un appglio qualsiasi per ricominciare,
una mano in tasca credo proprio che la Chiesa dovrebbe mettersela. Se non
perché costretta, almeno per coerenza con quel Vangelo che tanto parla di
povertà.