Sono di parte, ovviamente, e quindi l’addio di Del Piero
alla Juve ha un sapore a dir poco amaro. Ieri è stata l’ultima giornata del
campionato di calcio di Serie A e l’ultima partita su un campo di A per molti giocatori,
molte bandiere del “mio” calcio, di quel calcio che una volta mi piaceva tanto.
Dice addio Del Piero, ma nella stessa giornata anche Inzaghi, per esempio, ha
giocato sapendo che l’unica certezza da oggi sarebbe stata quella di non aver ottenuto
il rinnovo del contratto che lo lega al Milan.
E’ la generazione dei calciatori che si è affermata quando
la mia, di generazione, scopriva il calcio e iniziava a seguire la propria
squadra del cuore. Prima che arrivassero i vari Balotelli che girano con auto
sportive all’ultimo grido, che mettono in piazza la loro vita privata e si
ammazzano di festini. Era una generazione diversa e oggi già manca. Era il
calcio “pulito”, anche se si allungava l’ombra del doping su qualcuno. Era un
calcio diverso, scendevano in campo il cuore e l’onore prima che i piedi.
Oggi i Maldini, i Del Piero, i Baresi, i Vialli, i Mancini fanno
parte della storia, non soltanto del calcio visto che per l’Italia il calcio e
la storia spesso si fondono. E oggi sarà
un po’ più difficile – per me, ma credo per molti altri italiani – trovare altre
bandiere che facciano ancora amare uno sport diventato troppo marketing, troppo
ricchezza, troppo sperpero, troppa superbia e troppo poco uno spettacolo. Anzi,
un gioco.
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