Da noi ogni tanto spunta qualche idolo delle teenager (vedi Marco Carta e simili),
ma in quanto a talento stiamo freschi. E scusate il sadismo.
Un ruolo cardine nella produzione di miti usa e getta lo stanno ricoprendo i reality show, o 'talent show', come gli addetti ai lavori tengono a definirli.
Per me sono solo show, anche ben costruiti in qualche caso, ma il fatto che ci scappi un talento vero è molto molto raro.
In ogni caso, non mi sono persa nemmeno una puntata di X Factor quest'anno.
Anzi, una sì, ma ho preferito un concerto dei Depeche Mode, quindi sarò scusata.
Ma finalmente ho provato piacere nell'ascoltare una voce italiana. Che la preferissi mentre intonava parole inglesi, sarà affezione a idoli stranieri, mettiamola così.
Sarà poi frutto del caso che sia stata incoronata voce vincente. Pubblico, autori, giudici televisivi, il giudizio è stato unanime. Alleluia.
Marco, così si chiama il trionfatore di questa edizione, è giovane, bello, televisivo quanto basta; non ha nulla da invidiare ai colleghi di altri Paesi, USA e Inghilterra in testa. Faccia pulita, gran voce davvero, ma a premiarlo sono state anche l'umiltà e quell'espressione leggermente incredula di fronte a tanti apprezzamenti. Un umano con debolezze umane e una voce sovrumana.
Questa parte, naturalmente, rientra nei meccanismi televisivi, deve toccare le emozioni.
Ma questo ragazzo potrebbe fare strada. A meno che non gli rifilino brani tipicamente italiani, per voci standard e ugole pronte all'acuto finale/tutto il resto è noia. Ovviamente l'hanno già ftto.
Perché tutto questo sermone?
Semplicemente per fare un confronto. Abbiamo l'abitudine di etichettare la nostra produzione musicale e i nostri cantanti come arretrati. Verissimo, ma non sottovalutiamoci troppo. Guardate cosa circola all'estero. Ci sono gli Springsteen,
ci sono gli Elvis, ci sono i Doors, i Deep Purple, gente che da noi non si vede e non si vedeva nemmeno col binocolo.
Anche X Factor, quello inglese, ha prodotto cantanti di fama, vedi Leona Lewis, che passerà sì di moda, ma che agli usignoli non ha nulla da invidiare. Il prodotto degli ultimi mesi però è alquanto scadente: John & Edward, i 'Jedwards', come li chiama il pubblico.
Hanno fatto parlare di sé, persino Gordon Brown ha avuto parole per loro. Ma la musica e il microfono sono loro alieni.
E Marco? Che fine farà? Forse non è mancanza di talenti la nostra, è mancanza di orecchie capaci di scoprirli.
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