Beata è la guerra
Beati sono i santi, i cavalieri e i fanti
Beati i vivi, i morti ma soprattutto i risorti
Beati sono i ricchi perché hanno il mondo in mano
Beati i potenti e i re e beato chi è sovrano
Beati i bulli di quartiere perché non sanno ciò che fanno
Ed i parlamentari ladri che sicuramente lo sanno
Beata è la guerra, chi la fa e chi la decanta
Ma più beata ancora è la guerra quando è santa
Beati i bambini che sorridono alla mamma,
Beati gli stranieri ed i soufflé di panna
Beati sono i frati, beate anche le suore
Beati i premiati con le medaglie d'oro
Beati i professori, beati gli arrivisti ,
I nobili e i padroni specie se comunisti
Beata la frontiera beata la finanza
Beata è la fiera ad ogni circostanza
Beata la mia prima donna che mi ha preso ancora vergine
Beato il sesso libero si ma entro un certo margine
Beati i sottosegretari i sottufficiali
Beati i sottaceti che ti preparano al cenone
Beati i critici e gli esegeti di questa mia canzone
Rino Gaetano - Le beatitudini
sabato 25 dicembre 2010
lunedì 6 dicembre 2010
D’ANNAzione del giorno: l’ennesima fiera del lavoro che non c’è
Qualche giorno fa sono andata a Milano al tanto reclamizzato Job Meeting.
Non posso certo dire di esserci andata carica di speranza o curiosa di sapere come si svolgesse il tutto. Non è la prima fiera del lavoro a cui vado a dare un’occhiata, né credevo che sbucasse un ometto in giacca e cravatta e mi portasse in un ufficio già sistemato per me.
Nossignori, non pensavo affatto che sarebbe stata un’occasione davvero utile. Ma in questi casi lascio prevalere l’intraprendenza, mi dico “Non si sa mai” e parto, armata di curriculum e scarpe comode.
Il Palazzo delle stelline permetteva di disporre gli stand delle varie aziende come intorno ad un quadrato, il che non ti fa rendere subito conto di quanti siano in realtà. Ti sembra un po’ un labirinto, poi ad un certo punto ti accorgi che hai già finito il giro e anche questa capatina all’ennesimo Job meeting si è rivelata piuttosto deludente. Sulla carta sono tutte “occasioni da non perdere”, io francamente le trovo una fantastica vetrina per le aziende e stop. Il vero senso della fiera del lavoro è decisamente perso in periodi così difficili.
Chi è stato come me a Milano sa bene che la frase canonica agli stand era “al momento non sono previste assunzioni, non abbiamo posizioni aperte, ma sapete bene che magari in futuro…”. Cooooosa? E allora cosa siete venuti a fare? Senza contare che, nella maggior parte dei casi, nemmeno accettavano il cv cartaceo e rimandavano ad un inserimento online.
Certo, per chi è alle prime armi, per chi è appena uscito dall’università e non sa cosa sia il mondo del lavoro (ma comunque ne avrà sentito parlare, dico io!) è un punto di partenza per capire “il giro del fumo” e sbattere la faccia contro la quintalata di cacca nella quale tra poco affonderà, ma per gli altri?
I quasi-trentenni come me poi erano davvero in tanti. Segnale negativo, troppa concorrenza verrebbe da dire. E invece è quasi una consolazione vedere gente che annaspa alla ricerca di uno stage e si accontenterebbe di mettere da parte la laurea, di puntare sul suo diploma pur di ottenere uno straccio di lavoro che gli lasci mettere ancora in moto il cervello.
Sono tempi duri, ma la faccia di bronzo di certi tizi agli stand lo è ancora di più.
“Non sei facilmente piazzabile”, mi hanno detto sfogliando il mio cv, quasi schifati dalle troppe righe. Non saprebbero dove sistemare una che finora ha cercato di far fruttare le sue competenze e non parte da zero.
Apprezzo allora l’unica persona che mi ha detto la verità: “Sai bene che per chi, come te, fa il giornalista o lavora in un ufficio stampa, non serve tanto guardare se su un sito ci sono posizioni aperte. Contano anche i contatti e cose simili, poi il cv te lo guardano in caso gli serva qualcuno all’improvviso…”.
Triste, ma vero. Com’è vero che davanti ai laureati in Scienze della comunicazione si storce il naso. Per fortuna, nel mio caso, ormai si guardano le esperienze lavorative e poco importa la mia laurea, poco importa un 110 e lode dato in una facoltà di veline e animatori turistici.
E allora mi chiedo: la pubblicità e la comunicazione non sono forse leve fondamentali per far girare l’economia? Non ne abbiamo forse più bisogno che in altri momenti?
Credo di sì. E credo che anche le aziende lo sappiamo. Ma le competenze non servono, meglio continuare a coltivare questa repubblica di stagisti e precari a vita che dopo sei mesi saranno di nuovo a spasso.
Mi piacerebbe che qualcuno prendesse le mie parti, come se fossi un lavoratore di Mirafiori. Per noi laureati non parla quasi nessuno. Per noi giornalisti poi, ancora meno. A chi importa se prendiamo 5 euro a pezzo quando va bene?
Mi piacerebbe anche un’altra cosa. Che per una volta al posto delle aziende ci fossimo noi seduti agli stand. Chissà che puzza di cervello ci sarebbe…
giovedì 21 ottobre 2010
Ancora spot shock: stavolta è sexy-disabilità
Lo slogan è lo stesso in entrambi i casi: “Look me in the eyes… I said in the eyes” / Régardez-moi dans les yeux… j’ai dit dans les yeux”.
Entrambe sono bionde, entrambe portano un reggiseno che esalta la loro femminilità.
La prima è Eva Herzigova, fa la modella ed è nota per la sua grazia nel calcare le passerelle. Quello nella foto è il famosissimo scatto degli anni ’90 per Wonderbra.
La seconda si chiama Tanja Kiewitz, fa la designer, è una mamma e ha deciso di posare per questa campagna della belha Cap 48, un’associazione no-profit.
L’intento era quello di mostrare, almeno secondo gli autori dello scatto e della trovata, che anche la disabilità può essere sexy, affascinante, e che ogni donna ha le stesse opportunità di essere guardata con interesse. Niente da ribattere a riguardo.
Risultato? Questo scatto ha fatto il giro di Belgio e Francia, impresso sulle pagine dei giornali e su cartoline. Di attenzione ne ha attirata eccome… quindi missione compiuta?
“Basta un paio di tette”, dice spesso qualcuno, riferendosi al facile giochino di spogliare una donna per attirare l’attenzione. Un corpo in bella mostra vince quasi sempre, in tv, al cinema, in pubblicità.
Forse non basta più nemmeno questo
mercoledì 29 settembre 2010
d'ANNAzione del giorno
Mentre scrivo, il Parlamento italiano è pieno. In tv la diretta riprende il frenetico vociare, gli schiamazzi, il brusio.
E anche molti altri dettagli che dovrebbero far riflettere.
E’ una seduta cruciale, almeno sulla carta. Sappiamo che il governo Berlusconi otterrà ancora la fiducia per andare avanti, quindi è molto facile lasciarsi distrarre dal contorno.
Il contorno, è bene ricordarlo, è fatto di facce, di persone con un nome e un cognome che abbiamo eletto noi, noi che stiamo fuori a cercare di capire chi dice la verità, chi bara, chi recita, chi potrebbe condurci fuori dal tunnel. Tutti e nessuno, lo sappiamo.
Durante le dichiarazioni di voto, la scena che si presenta è raccapricciante, tipica del Parlamento a dire la verità, ma comunque indecorosa.
Prendere la parola significa parlare al vento. Di ascoltare non se ne parla nemmeno. C’è chi sbadiglia, chi cammina su e giù per le scale, forse per sgranchirsi le gambe dopo la fatica (è un lavoro logorante, non dimentichiamolo!). E poi c’è chi manda e-mail dal suo pc portatile di ultima generazione, chi chiacchiera con il vicino di banco, chi ride a squarciagola.
Le peggiori sono sicuramente le donne della maggioranza che si preoccupano di ritoccarsi il trucco leggermente sbavato, che si puliscono gli occhiali per tenersi occupate, si guardano lo smalto, si portano qualche ciocca di capelli dietro le orecchie, poi la spostano ancora, poi si accomodano meglio sulle poltrone e protendono i seni in avanti accavallando le gambe.
Queste persone ci rappresentano. L’abbiamo voluto noi. Le abbiamo votate, con la solita inerzia, con la solita X.
Abbiamo votato anche quelli che urlano frasi incomprensibili a noi da casa mentre a qualcuno è data la parola. Anche quelli che, mentre si parla di costituzione, unità d’Italia e sacrifici da partigiani d’altri tempi, annuiscono sapendo che il giorno dopo saranno in piazza a bruciare il tricolore.
Si parla di aziende, di conti che forse tornano o forse no, di una realtà che solo noi conosciamo, solo noi che stiamo fuori da quell’arena tutta arazzi e legno pregiato.
E allora, mentre l’oratore di turno fa il suo piccolo spettacolo, non pensiamo più alle tragedie di tutti i giorni, alle tasche vuote, al lavoro che non c’è e se c’è non prevede la comodità di una poltrona rossa. Non pensiamo alle fabbriche che chiudono, non pensiamo agli striscioni dei precari, non pensiamo ai bambini che non riceveranno un’istruzione adeguata né al mutuo da pagare.
Prendiamoci un po’ di libertà per sognare.
Sogniamo di avere una bacchetta magica e di poter svuotare quel Parlamento. Sogniamo poi di poterlo riempire di progetti, di idee, di desideri, di sogni.
I nostri. E sogniamo anche che, al posto di quegli ometti dai capelli bianchi e dalle schiene gobbe, ci sia qualcosa di diverso. Sogniamo che ci sia il futuro là dentro, non il solito passato pieno di polvere e rancori.
Sogniamo di esserci, proprio noi, domani.
E anche molti altri dettagli che dovrebbero far riflettere.
E’ una seduta cruciale, almeno sulla carta. Sappiamo che il governo Berlusconi otterrà ancora la fiducia per andare avanti, quindi è molto facile lasciarsi distrarre dal contorno.
Il contorno, è bene ricordarlo, è fatto di facce, di persone con un nome e un cognome che abbiamo eletto noi, noi che stiamo fuori a cercare di capire chi dice la verità, chi bara, chi recita, chi potrebbe condurci fuori dal tunnel. Tutti e nessuno, lo sappiamo.
Durante le dichiarazioni di voto, la scena che si presenta è raccapricciante, tipica del Parlamento a dire la verità, ma comunque indecorosa.
Prendere la parola significa parlare al vento. Di ascoltare non se ne parla nemmeno. C’è chi sbadiglia, chi cammina su e giù per le scale, forse per sgranchirsi le gambe dopo la fatica (è un lavoro logorante, non dimentichiamolo!). E poi c’è chi manda e-mail dal suo pc portatile di ultima generazione, chi chiacchiera con il vicino di banco, chi ride a squarciagola.
Le peggiori sono sicuramente le donne della maggioranza che si preoccupano di ritoccarsi il trucco leggermente sbavato, che si puliscono gli occhiali per tenersi occupate, si guardano lo smalto, si portano qualche ciocca di capelli dietro le orecchie, poi la spostano ancora, poi si accomodano meglio sulle poltrone e protendono i seni in avanti accavallando le gambe.
Queste persone ci rappresentano. L’abbiamo voluto noi. Le abbiamo votate, con la solita inerzia, con la solita X.
Abbiamo votato anche quelli che urlano frasi incomprensibili a noi da casa mentre a qualcuno è data la parola. Anche quelli che, mentre si parla di costituzione, unità d’Italia e sacrifici da partigiani d’altri tempi, annuiscono sapendo che il giorno dopo saranno in piazza a bruciare il tricolore.
Si parla di aziende, di conti che forse tornano o forse no, di una realtà che solo noi conosciamo, solo noi che stiamo fuori da quell’arena tutta arazzi e legno pregiato.
E allora, mentre l’oratore di turno fa il suo piccolo spettacolo, non pensiamo più alle tragedie di tutti i giorni, alle tasche vuote, al lavoro che non c’è e se c’è non prevede la comodità di una poltrona rossa. Non pensiamo alle fabbriche che chiudono, non pensiamo agli striscioni dei precari, non pensiamo ai bambini che non riceveranno un’istruzione adeguata né al mutuo da pagare.
Prendiamoci un po’ di libertà per sognare.
Sogniamo di avere una bacchetta magica e di poter svuotare quel Parlamento. Sogniamo poi di poterlo riempire di progetti, di idee, di desideri, di sogni.
I nostri. E sogniamo anche che, al posto di quegli ometti dai capelli bianchi e dalle schiene gobbe, ci sia qualcosa di diverso. Sogniamo che ci sia il futuro là dentro, non il solito passato pieno di polvere e rancori.
Sogniamo di esserci, proprio noi, domani.
martedì 20 luglio 2010
"Montami a costo zero". E invece questa bella idea quanto sarà costata?
Lo slogan “montami a costo zero” non poteva che guadagnarsi del “volgare e sessista” e del “non rispettoso della dignità ed integrità umana”, termini usati dall’Assessorato alla famiglia di Milazzo e sicuramente suggeriti da quelli – e soprattutto quelle – di Donne Libere, il movimento cittadino che si è immediatamente scagliato contro gli autori di questo manifesto, una maxi affissione che avrebbe dovuto promuovere i pannelli solari della Cauldron.
Si potrebbe parlare dell’utilizzo della donna in pubblicità o della sua dignità, o del suo ruolo nella società, ma francamente mi pare di livello troppo alto rispetto a quella che probabilmente voleva essere una battuta.
Peccato fosse di cattivo gusto, ricordasse il peggio dei cinepanettoni e non facesse affatto ridere.
Da notare, in basso a destra, la precisazione “Ehi… parliamo di fotovoltaico”…
Stupidi voi che avevate pensato ad altro. Avete sempre quello in testa, vero? Maniaci!
Senza parole. Dopo l’intervento di esponenti politici e non, i cartelli saranno rimossi nel giro di poche ore. Magra consolazione al dilagare del trash e minuto di silenzio per la morte delle idee (ci risiamo).
Intanto i siciliani si sono scatenati e su Facebook hanno trovato modo di inventarsi una vendetta, il mail bombing, vale a dire tartassare di messaggi le caselle di posta di quelli dell’azienda…
Si potrebbe parlare dell’utilizzo della donna in pubblicità o della sua dignità, o del suo ruolo nella società, ma francamente mi pare di livello troppo alto rispetto a quella che probabilmente voleva essere una battuta.
Peccato fosse di cattivo gusto, ricordasse il peggio dei cinepanettoni e non facesse affatto ridere.
Da notare, in basso a destra, la precisazione “Ehi… parliamo di fotovoltaico”…
Stupidi voi che avevate pensato ad altro. Avete sempre quello in testa, vero? Maniaci!
Senza parole. Dopo l’intervento di esponenti politici e non, i cartelli saranno rimossi nel giro di poche ore. Magra consolazione al dilagare del trash e minuto di silenzio per la morte delle idee (ci risiamo).
Intanto i siciliani si sono scatenati e su Facebook hanno trovato modo di inventarsi una vendetta, il mail bombing, vale a dire tartassare di messaggi le caselle di posta di quelli dell’azienda…
La Sardegna in 3D: bando aperto. Tenere a mente…
L’unico dato di questo post che potrete toccare con mano è la cultura e la bellezza che ci circonda. Per il resto si parlerà di idee in cantiere.
Cari italiani, il patrimonio della nostra terra è lì fuori che ci aspetta e non ha prezzo nemmeno in tempo di crisi, sebbene qualcuno volesse svenderlo al miglior offerente.
Si sa, possiamo percorrere ogni centimetro di mondo, ma l’arte e la storia davanti agli occhi può offrircela solo quel museo a cielo aperto che è l’Italia, con la sua infinità di paesini, angoli sperduti e tradizioni.
Insomma, non c’era certo bisogno che ce lo ricordasse il nostro Silvio nazionale, ecco comunque lo spot del Ministero per i beni culturali che sta circolando in questi giorni e – visto che lui è uno che sta allo scherzo – anche una pronta replica sotto forma di parodia.
Vi chiederete cosa c’entri tutto ciò con il titolo qui sopra, quindi vado al dunque.
Alcuni simboli di quel patrimonio di cui andiamo tanto fieri non sono purtroppo visitabili. Una volta un esperto mi ha svelato una triste realtà: anche i monumenti, come l’uomo che li ha costruiti, hanno un tempo di vita e prima o poi dovremo rassegnarci alla loro perdita. Già, possiamo conservarli, restaurarli, cercare di dar loro una sorta di nuova giovinezza, ma capita anche che questo non sia possibile e che persino la nostra presenza sia dannosa.
Calpestare le rovine di un vecchio edificio etrusco, come possiamo immaginare, non sarebbe certo una grande idea, ma basta l’eterna passeggiata dei turisti a rovinare siti preziosi.
Ecco il motivo della chiusura di alcuni ‘luoghi sacri’ della nostra cultura, siano essi palazzi, città sepolte o nuraghi.
Se però proprio non possiamo fare a meno di riempirci gli occhi di queste bellezze proibite, ci pensa la tecnologia.
E’ questa l’idea alla base di un bando, promosso dalla Regione Sardegna, volto ad assegnare al miglior candidato l’incarico della ricostruzione in 3D del patrimonio culturale dell’isola.
Il progetto “Patrimonio Culturale Sardegna Virtual Archaeology” prevede la creazione di un sistema integrato di siti archeologici ricostruiti attraverso le più recenti tecnologie 3D, che dialogano tra loro attraverso la presenza di rimandi continui. La finalità principale è quella di creare uno strumento di salvaguardia del patrimonio culturale, rendendo fruibili in modo alternativo siti non visitabili nella loro totalità, o perché parzialmente chiusi al pubblico al fine di preservarli dai danni causati dal passaggio continuato dei visitatori o, ancora, perché non messi in sicurezza tanto da poter garantire l’incolumità del fruitore. Non meno importante è il raggiungimento del secondo obiettivo, ossia il potenziamento del patrimonio di conoscenze dei luoghi della cultura della Sardegna, attraverso la creazione di prodotti accattivanti nella grafica, ricchi di informazioni interattive, tanto da divenire uno strumento didattico innovativo.
Importo totale dell’appalto: 3.920.000 euro.
Ecco quanto richiesto alle varie proposte che saranno in gara: Ricostruzioni 3D, Render statici, Visite guidate virtuali, Panorami virtuali, Guide a stampa e digitali, Pen drive USB multimediale, Punti di accesso ai contenuti multimediali.
Detto questo, decidete voi se partecipare, ammirare l’iniziativa, copiarla o seguire il mio consiglio: attaccate un bel post it e ricordatevi di curiosare alla ricerca del vincitore.
Per saperne di più:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/28?s=1&v=9&c=88&c1=88&id=20787
Cari italiani, il patrimonio della nostra terra è lì fuori che ci aspetta e non ha prezzo nemmeno in tempo di crisi, sebbene qualcuno volesse svenderlo al miglior offerente.
Si sa, possiamo percorrere ogni centimetro di mondo, ma l’arte e la storia davanti agli occhi può offrircela solo quel museo a cielo aperto che è l’Italia, con la sua infinità di paesini, angoli sperduti e tradizioni.
Insomma, non c’era certo bisogno che ce lo ricordasse il nostro Silvio nazionale, ecco comunque lo spot del Ministero per i beni culturali che sta circolando in questi giorni e – visto che lui è uno che sta allo scherzo – anche una pronta replica sotto forma di parodia.
Vi chiederete cosa c’entri tutto ciò con il titolo qui sopra, quindi vado al dunque.
Alcuni simboli di quel patrimonio di cui andiamo tanto fieri non sono purtroppo visitabili. Una volta un esperto mi ha svelato una triste realtà: anche i monumenti, come l’uomo che li ha costruiti, hanno un tempo di vita e prima o poi dovremo rassegnarci alla loro perdita. Già, possiamo conservarli, restaurarli, cercare di dar loro una sorta di nuova giovinezza, ma capita anche che questo non sia possibile e che persino la nostra presenza sia dannosa.
Calpestare le rovine di un vecchio edificio etrusco, come possiamo immaginare, non sarebbe certo una grande idea, ma basta l’eterna passeggiata dei turisti a rovinare siti preziosi.
Ecco il motivo della chiusura di alcuni ‘luoghi sacri’ della nostra cultura, siano essi palazzi, città sepolte o nuraghi.
Se però proprio non possiamo fare a meno di riempirci gli occhi di queste bellezze proibite, ci pensa la tecnologia.
E’ questa l’idea alla base di un bando, promosso dalla Regione Sardegna, volto ad assegnare al miglior candidato l’incarico della ricostruzione in 3D del patrimonio culturale dell’isola.
Il progetto “Patrimonio Culturale Sardegna Virtual Archaeology” prevede la creazione di un sistema integrato di siti archeologici ricostruiti attraverso le più recenti tecnologie 3D, che dialogano tra loro attraverso la presenza di rimandi continui. La finalità principale è quella di creare uno strumento di salvaguardia del patrimonio culturale, rendendo fruibili in modo alternativo siti non visitabili nella loro totalità, o perché parzialmente chiusi al pubblico al fine di preservarli dai danni causati dal passaggio continuato dei visitatori o, ancora, perché non messi in sicurezza tanto da poter garantire l’incolumità del fruitore. Non meno importante è il raggiungimento del secondo obiettivo, ossia il potenziamento del patrimonio di conoscenze dei luoghi della cultura della Sardegna, attraverso la creazione di prodotti accattivanti nella grafica, ricchi di informazioni interattive, tanto da divenire uno strumento didattico innovativo.
Importo totale dell’appalto: 3.920.000 euro.
Ecco quanto richiesto alle varie proposte che saranno in gara: Ricostruzioni 3D, Render statici, Visite guidate virtuali, Panorami virtuali, Guide a stampa e digitali, Pen drive USB multimediale, Punti di accesso ai contenuti multimediali.
Detto questo, decidete voi se partecipare, ammirare l’iniziativa, copiarla o seguire il mio consiglio: attaccate un bel post it e ricordatevi di curiosare alla ricerca del vincitore.
Per saperne di più:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/28?s=1&v=9&c=88&c1=88&id=20787
lunedì 21 giugno 2010
E se il blogger va in letargo?
Domanda: Cosa si fa quando si abbandona il proprio blog per un po’?
Risposta: Si pensa, si riflette, si cercano nuove strade.
Eppure, nel frattempo, per il mondo del Web si muore. Si muore in quanto scrittori, in quanto blogger. Si viene dimenticati, insomma.
Torno a scrivere pensando alle centinaia di blog abbandonati che ho visto finora.
Pensate stia esagerando? Pensate non siano così tanti?
Allora provate a ricordare quante volte, cercando un’informazione partendo da Google, vi siete imbattuti in un post scritto troppi anni fa perché lo utilizzaste come fonte certa o credibile, posto tra le pagine virtuali di un blog lasciato morire di fame lentamente.
Non ho mai creduto in una potenza vera e propria dei blog. Qualche blog è diventato popolare a livelli impareggiabili (mi viene in mente quello di Beppe Grillo, è scontato), ma la maggior parte dei blog resta un pezzettino minuscolo di un mosaico infinitamente grande.
Un post è come una scritta sul muro di una grande città: se qualcuno passa di lì, leggerà quello che dice, altrimenti niente da fare. E, in ogni caso, anche chi passerà di lì e leggerà, poi dimenticherà.
Pessimismo? Non credo. Aprire un blog significa provare a farsi notare, cercare un pubblico che non si può avere archiviando i propri pensieri in una cartella sul proprio desktop.
Non si scrive mai soltanto per se stessi. Si aspira sempre a farsi leggere e ad uscire leggermente dall’anonimato. Basta una cerchia ristretta di amici per sentirsi gratificati.
Con i blog si risparmia inchiostro, si può correggere più agevolmente, si può cancellare, si può aggiungere, ci si può persino autocommentare.
Finché ci sarà permesso, si potrà anche parlar male di questo o di quel personaggio pubblico, si potrà immaginare di scrivere per un grande quotidiano e sperare persino di essere letti più dei grandi opinionisti che si contendono le ospitate in tv.
Quello che a volte dimentichiamo è che si può anche decidere di restare in silenzio.
Ma la macchina del Web 2.0 questo non lo ammette.
Esserci, esserci, esserci. Questo è l’imperativo.
Se non esisti on-line sei morto.
E infatti, se non si scrive per un po’, si rischia di essere dimenticati.
Ecco la difficoltà di farsi strada con un blog.
Ed ecco perché non m’importa in quanti mi leggono, né sono una maniaca delle statistiche.
Scrivo quando ho voglia, se ho voglia. E se non scrivo qui – sappiatelo – scrivo ugualmente, scrivo per me, scrivo per pochi, scrivo di cose mie, scrivo sui tovaglioli di carta, sulle pagine del squadernino stropicciato che porto sempre in borsa.
I pensieri migliori sono sempre quelli che arrivano quando non si ha sotto mano un computer. Non sono racconti, non sono discorsi compiuti, sono spizzichi. L’importante è fissarli da qualche parte, il loro momento arriverà.
Perché sprecarli? Non ora, non su un post…
Risposta: Si pensa, si riflette, si cercano nuove strade.
Eppure, nel frattempo, per il mondo del Web si muore. Si muore in quanto scrittori, in quanto blogger. Si viene dimenticati, insomma.
Torno a scrivere pensando alle centinaia di blog abbandonati che ho visto finora.
Pensate stia esagerando? Pensate non siano così tanti?
Allora provate a ricordare quante volte, cercando un’informazione partendo da Google, vi siete imbattuti in un post scritto troppi anni fa perché lo utilizzaste come fonte certa o credibile, posto tra le pagine virtuali di un blog lasciato morire di fame lentamente.
Non ho mai creduto in una potenza vera e propria dei blog. Qualche blog è diventato popolare a livelli impareggiabili (mi viene in mente quello di Beppe Grillo, è scontato), ma la maggior parte dei blog resta un pezzettino minuscolo di un mosaico infinitamente grande.
Un post è come una scritta sul muro di una grande città: se qualcuno passa di lì, leggerà quello che dice, altrimenti niente da fare. E, in ogni caso, anche chi passerà di lì e leggerà, poi dimenticherà.
Pessimismo? Non credo. Aprire un blog significa provare a farsi notare, cercare un pubblico che non si può avere archiviando i propri pensieri in una cartella sul proprio desktop.
Non si scrive mai soltanto per se stessi. Si aspira sempre a farsi leggere e ad uscire leggermente dall’anonimato. Basta una cerchia ristretta di amici per sentirsi gratificati.
Con i blog si risparmia inchiostro, si può correggere più agevolmente, si può cancellare, si può aggiungere, ci si può persino autocommentare.
Finché ci sarà permesso, si potrà anche parlar male di questo o di quel personaggio pubblico, si potrà immaginare di scrivere per un grande quotidiano e sperare persino di essere letti più dei grandi opinionisti che si contendono le ospitate in tv.
Quello che a volte dimentichiamo è che si può anche decidere di restare in silenzio.
Ma la macchina del Web 2.0 questo non lo ammette.
Esserci, esserci, esserci. Questo è l’imperativo.
Se non esisti on-line sei morto.
E infatti, se non si scrive per un po’, si rischia di essere dimenticati.
Ecco la difficoltà di farsi strada con un blog.
Ed ecco perché non m’importa in quanti mi leggono, né sono una maniaca delle statistiche.
Scrivo quando ho voglia, se ho voglia. E se non scrivo qui – sappiatelo – scrivo ugualmente, scrivo per me, scrivo per pochi, scrivo di cose mie, scrivo sui tovaglioli di carta, sulle pagine del squadernino stropicciato che porto sempre in borsa.
I pensieri migliori sono sempre quelli che arrivano quando non si ha sotto mano un computer. Non sono racconti, non sono discorsi compiuti, sono spizzichi. L’importante è fissarli da qualche parte, il loro momento arriverà.
Perché sprecarli? Non ora, non su un post…
martedì 20 aprile 2010
Piccolissime soddisfazioni culinarie
Ingredienti:
4 filetti di aringhe
1 cipolla
Galbanino (o formaggio simile)
Burro
Olio
Limone
Pangrattato
Prezzemolo
1 cipolla
Galbanino (o formaggio simile)
Burro
Olio
Limone
Pangrattato
Prezzemolo
Far soffriggere in padella la cipolla tagliata grossolanamente insieme al burro per qualche minuto, quindi togliere la cipolla e unire i filetti di aringa, da disporre quindi in una pirofila.
In una scodellina preparare un composto con limone, olio e prezzemolo, con il quale ricoprire il pesce. Aggiungere il formaggio e il pangrattato in modo uniforme. Infornare per una decina di minuti.
Pro: buono, veloce e ideale anche per chi non gradisce particolarmente il pesce; piatto con poche calorie, che eventualmente si può realizzare anche senza utilizzare il burro
Contro: se odiate le lische lasciate perdere!!!
In una scodellina preparare un composto con limone, olio e prezzemolo, con il quale ricoprire il pesce. Aggiungere il formaggio e il pangrattato in modo uniforme. Infornare per una decina di minuti.
Pro: buono, veloce e ideale anche per chi non gradisce particolarmente il pesce; piatto con poche calorie, che eventualmente si può realizzare anche senza utilizzare il burro
Contro: se odiate le lische lasciate perdere!!!
sabato 27 marzo 2010
Cose dell'altro mondo
D’accordo che ormai siamo abituati agli struggenti servizi dei tg su poveri bambi cacciati, cagnolini maltrattati, gatti dispersi; d’accordo che – se siamo fortunati – gli stessi tg ci raccontano di animali cantanti, pittori, acrobati o semplicemente affezionati ai loro padroni (notizie bomba).
Ma farci pensare che le farfalle siano esseri del tutto sconosciuti alla gran parte del popolo italiano, questo proprio no.
Scovo questa notizia succulenta su Libero.it, che delizia quotidianamente con fatti inutili chi – come me – deve per forza passare da quelle parti per un’occhiata alla casella di posta. Quanto pesa Valeria Marini? La sua cellulite è autentica o è opera dell’abilissimo grafico-mano-lesta? Quante battute ha pronunciato oggi Mauro del GF? Platinette è grasso o è grassa? E, in entrambi i casi, riempie i vestiti di gommapiuma o è tutto naturale? Le risposte potreste trovarle su Libero.it, siate pazienti e un giorno o l’altro i misteri che attanagliano la vostra esistenza saranno svelati.
In questi giorni una notizia la fa da padrona con la sua immagine vistosa (e stranamente a fuoco): una farfalla dalle ali variopinte, adagiata su un fiorellino di campo, quasi degna del National Geographic.
Ebbene, cari milanesi, anche voi adesso potrete vedere le farfalle. Fossi in voi mi strapperei i capelli e urlerei di giubilo.
La vostra città fa schifo, sembra dire l’articolo, ma non temete. C’è per voi “un angolo di foresta pluviale tropicale, dove volano centinaia di farfalle multicolori, nel cuore della città”. Nossignori, non è uno scherzo.
Correte ai Giardini Montanelli e finalmente potrete vedere da vicino (ma non toccate, cretini, sennò volano…) questi “bizzarri animali mimetici”!
Ed ecco come continua l’articolo: “All'interno del centro si potranno vedere da vicino anche tanti altri insetti molto particolari: il camaleonte; la gigantesca Tartaruga Foglia, proveniente dal Rio delle Amazzoni; la Mantide Orchidea, meraviglioso insetto sotto le parvenze di un fiore; i classici insetti foglia e stecco e poi ancora farfalle mimetiche e altri animali e fiori dall'incredibile camuffamento. Non mancheranno anche esemplari esclusivi come il raro cervo volante dorato e il gigantesco scarabeo malese”.
Il camaleonte non è un insetto bensì un rettile, ma tanto i poveri milanesi immersi nel cemento non se ne accorgerebbero mai. E figurarsi se hanno una vaga idea di quali possano essere questi incredibili insetti dalle buffe forme, camuffati da qualsiasi cosa. Insomma, cari milanesi, state attenti: all’Oasi delle farfalle vedrete certamente le farfalle se sarete capaci di riconoscerle, ma chissà che quel mobile non sia una rara specie di ippopotamo mimetico… E quel tavolino? Un raro insetto africano dalle zampe lunghissime e il muso schiacciato.
Ovvio che non l’abbiate mai visto, nemmeno sui libri di scienze! Siete milanesi, vedete soltanto palazzoni, auto e asfalto, voi…
sabato 13 marzo 2010
giovedì 4 marzo 2010
“Ladro di momenti”: essere giovani (e dannati) oggi
La frenesia, le incertezze e il mondo in subbuglio dei trentenni d’oggi dipinti dalla penna di Mario Ciusa
Va letto tutto d’un fiato questo romanzo di Mario Ciusa, un romanzo che è più che altro un racconto di vita simile ad un quadro futurista. Prendete fiato e scoprirete che, prima di aver buttato fuori tutta l’aria dai vostri polmoni, sarete stati catapultati nel mondo dei trentenni di oggi, nei loro turbamenti e nei loro modi di arrangiarsi, di punirsi, di sfidarsi e poi, magicamente, di sopravvivere e voltare pagina.
Ci sono tanti punti nella vita del giovane protagonista, seguiti da altrettante svolte. Mai nessuna, però, sembra essere una vera medicina per l’anima. E’ un libro guidato dal caos, dall’assenza di tranquillità e dalla perdita delle poche sicurezze che potrebbero concedere - anche al lettore - un momento di tregua.
Cagliari, Madrid, Barcellona: città che – se vissute con questa brama di avventura – sembrano somigliarsi fino al midollo. Il nostro eroe è un eroe zoppo, che sbaglia, si rialza, passa notti insonni alla ricerca di una soluzione per cambiare se stesso e la sua vita. E’ un eroe romantico, che si distrugge affogando nell’alcol serate altrimenti anonime, che usa un sesso sfrenato, travolgente, spossante e snervante per sentirsi potente, pur sapendo di essere alla ricerca soltanto di un amore vero, che gli permetta di mischiare ancora le carte e ricominciare da capo.
In certi passi, è anche un inno all’amicizia il romanzo di Ciusa, un’amicizia che a volte delude, ma che poi si rinnova e trae la sua linfa vitale dalla condivisione di attimi memorabili, estremi. Basta un locale affollato, un cocktail e qualche occhiata per mettere in moto la macchina della complicità. Amico, in questo romanzo, è chi non parla la tua stessa lingua ma si fa capire lo stesso per starti vicino; amico è chi ti dice parole amare ma non ti volta le spalle; amico è chi si lascia ritrovare.
E poi le donne. Ce ne sono tante in queste pagine. Eppure l’amore viene fuori tra le righe più che da fatti concreti. E’ dentro il cuore del protagonista, un cuore arido che vive per la felicità degli altri ma stenta a trovare la strada per raggiungere la propria.
I sentimenti che prova sono sempre in subbuglio, contraddittori a volte, sempre portati al limite, sempre distruttori: la protezione per una sorella troppo sola per non farlo sentire in colpa, il finto odio per una madre troppo ossessiva, la rabbia verso il mondo in generale.
C’è anche tanto sole tra una scena e l’altra, benché gran parte dell’esistenza di queste pagine sia notturna. E’ un sole sardo, che si riflette sui vetri delle finestre dei palazzi e sui bicchieri dei bar sul mare. I veri raggi però si intravedono sul finale e non provengono dall’alto.
Se ci si sente bene, ogni giornata può diventare calda e luminosa.
Se il sole è fuori ci si sente soli e in trappola. Se il sole è dentro non importa cosa accade fuori.
Autore: Mario Ciusa
Casa Editrice: Tema
Va letto tutto d’un fiato questo romanzo di Mario Ciusa, un romanzo che è più che altro un racconto di vita simile ad un quadro futurista. Prendete fiato e scoprirete che, prima di aver buttato fuori tutta l’aria dai vostri polmoni, sarete stati catapultati nel mondo dei trentenni di oggi, nei loro turbamenti e nei loro modi di arrangiarsi, di punirsi, di sfidarsi e poi, magicamente, di sopravvivere e voltare pagina.
Ci sono tanti punti nella vita del giovane protagonista, seguiti da altrettante svolte. Mai nessuna, però, sembra essere una vera medicina per l’anima. E’ un libro guidato dal caos, dall’assenza di tranquillità e dalla perdita delle poche sicurezze che potrebbero concedere - anche al lettore - un momento di tregua.
Cagliari, Madrid, Barcellona: città che – se vissute con questa brama di avventura – sembrano somigliarsi fino al midollo. Il nostro eroe è un eroe zoppo, che sbaglia, si rialza, passa notti insonni alla ricerca di una soluzione per cambiare se stesso e la sua vita. E’ un eroe romantico, che si distrugge affogando nell’alcol serate altrimenti anonime, che usa un sesso sfrenato, travolgente, spossante e snervante per sentirsi potente, pur sapendo di essere alla ricerca soltanto di un amore vero, che gli permetta di mischiare ancora le carte e ricominciare da capo.
In certi passi, è anche un inno all’amicizia il romanzo di Ciusa, un’amicizia che a volte delude, ma che poi si rinnova e trae la sua linfa vitale dalla condivisione di attimi memorabili, estremi. Basta un locale affollato, un cocktail e qualche occhiata per mettere in moto la macchina della complicità. Amico, in questo romanzo, è chi non parla la tua stessa lingua ma si fa capire lo stesso per starti vicino; amico è chi ti dice parole amare ma non ti volta le spalle; amico è chi si lascia ritrovare.
E poi le donne. Ce ne sono tante in queste pagine. Eppure l’amore viene fuori tra le righe più che da fatti concreti. E’ dentro il cuore del protagonista, un cuore arido che vive per la felicità degli altri ma stenta a trovare la strada per raggiungere la propria.
I sentimenti che prova sono sempre in subbuglio, contraddittori a volte, sempre portati al limite, sempre distruttori: la protezione per una sorella troppo sola per non farlo sentire in colpa, il finto odio per una madre troppo ossessiva, la rabbia verso il mondo in generale.
C’è anche tanto sole tra una scena e l’altra, benché gran parte dell’esistenza di queste pagine sia notturna. E’ un sole sardo, che si riflette sui vetri delle finestre dei palazzi e sui bicchieri dei bar sul mare. I veri raggi però si intravedono sul finale e non provengono dall’alto.
Se ci si sente bene, ogni giornata può diventare calda e luminosa.
Se il sole è fuori ci si sente soli e in trappola. Se il sole è dentro non importa cosa accade fuori.
Autore: Mario Ciusa
Casa Editrice: Tema
venerdì 5 febbraio 2010
Rimedi anti-crisi made in Zena
Ecco una bella iniziativa della Provincia di Genova, sperando sia davvero d'aiuto.
"Megiu che ninte"...
Mentre nei salotti televisivi si parla di incentivi, aliquote e percentuali, c'è chi si ritrova con conti che non tornano, bollette da pagare, stipendi che non arrivano e spese da fronteggiare.
E allora ecco un rimedio semplice semplice: con i soldi (pochi) che la Provincia può racimolare e mettere a disposizione dei più bisognosi, grazie ad una serie di convenzioni con la rete commerciale genovese, i cittadini possono usufruire di sconti e agevolazioni che prendono vita attraverso voucher, consegnati presso uno sportello creato ad hoc.
Prima mossa: 'Occhiali solidali'.
"Megiu che ninte"...
mercoledì 3 febbraio 2010
eni-Costa: imbarazzanti similitudini
Ilana Yahav disegna con la sabbia per entrambi: il risultato è troppo simile per non essere notato
articolo apparso su Spot and Web n. 15 del 29 gennaio 2010
C’è una regola che abbiamo imparato sui banchi di scuola: se devi copiare un’idea, almeno rielaborala, falla diventare tua.
Con il tempo, ci siamo resi conto che questa massima non vale soltanto a scuola: se devi raccontare qualcosa che non conosci bene, documentati, prendi spunto da ciò che
è già stato detto, inventa anche un po’, ma fa’ in modo che lo stile sia solo tuo.
C’è qualcuno che non ha ancora afferrato il concetto e, finché lo fa il nonno brillo alzando il calice per il brindisi di Natale imitando oratori migliori, nessun problema.
Se, invece, si tratta di grandi aziende, la questione è ben diversa e salta anche più all’occhio.
Cosa può fare un’artista che disegna con la sabbia?
Disegnare con la sabbia, mi sembra chiaro.
E’ altrettanto chiaro che riprendere l’idea ed ottenere la collaborazione dell’artista stesso possa essere un’idea brillante. Applausi prego.
Ma si può fare una volta, la seconda diventa imitazione, copia, mancanza di originalità. Se non altro, suscita qualche perplessità.
Ebbene, entriamo nello specifico.
Avrete visto tutti la nuova campagna eni, realizzata da TBWA\Italia, on air dal 24 gennaio. Ne abbiamo parlato anche noi sul numero 12.
Guardate bene. Cosa vedete?
Avrete visto una donna e un tramonto sul mare, più elementi vari propri dell’azienda.
E adesso cosa vedete?
Ancora una donna. Magari la stessa, chi ci dice che non lo sia? E poi mare, sole. Lo scenario potrebbe benissimo essere lo stesso.
Questi però sono frame di un video realizzato da McCann Erickson Arts&Strategy Open House la scorsa estate con la collaborazione della stessa artista per Costa Crociere, mostrato a novembre e che diventerà ufficiale con la presentazione del catalogo 2011 agli inizi di febbraio sulla prima crociera della Costa Deliziosa. Noi profani lo vedremo presto anche sul sito dell’azienda.
articolo apparso su Spot and Web n. 15 del 29 gennaio 2010
C’è una regola che abbiamo imparato sui banchi di scuola: se devi copiare un’idea, almeno rielaborala, falla diventare tua.
Con il tempo, ci siamo resi conto che questa massima non vale soltanto a scuola: se devi raccontare qualcosa che non conosci bene, documentati, prendi spunto da ciò che
è già stato detto, inventa anche un po’, ma fa’ in modo che lo stile sia solo tuo.
C’è qualcuno che non ha ancora afferrato il concetto e, finché lo fa il nonno brillo alzando il calice per il brindisi di Natale imitando oratori migliori, nessun problema.
Se, invece, si tratta di grandi aziende, la questione è ben diversa e salta anche più all’occhio.
Cosa può fare un’artista che disegna con la sabbia?
Disegnare con la sabbia, mi sembra chiaro.
E’ altrettanto chiaro che riprendere l’idea ed ottenere la collaborazione dell’artista stesso possa essere un’idea brillante. Applausi prego.
Ma si può fare una volta, la seconda diventa imitazione, copia, mancanza di originalità. Se non altro, suscita qualche perplessità.
Ebbene, entriamo nello specifico.
Avrete visto tutti la nuova campagna eni, realizzata da TBWA\Italia, on air dal 24 gennaio. Ne abbiamo parlato anche noi sul numero 12.
Guardate bene. Cosa vedete?
Avrete visto una donna e un tramonto sul mare, più elementi vari propri dell’azienda.
E adesso cosa vedete?
Ancora una donna. Magari la stessa, chi ci dice che non lo sia? E poi mare, sole. Lo scenario potrebbe benissimo essere lo stesso.
Questi però sono frame di un video realizzato da McCann Erickson Arts&Strategy Open House la scorsa estate con la collaborazione della stessa artista per Costa Crociere, mostrato a novembre e che diventerà ufficiale con la presentazione del catalogo 2011 agli inizi di febbraio sulla prima crociera della Costa Deliziosa. Noi profani lo vedremo presto anche sul sito dell’azienda.
Il problema è che la pubblicità parla sempre meno dei prodotti e punta sempre più su effetti speciali o artistici di vario genere per farsi ricordare. E’ vero, quel sole rappresenta l’energia per eni, ma per Costa è l’estate, il calore che si può respirare sul ponte di una nave.
Sono i rischi che si corrono se non si scende in profondità, se non si trova un’idea che rispecchi veramente l’essenza unica di ciò che si vende.
Bella l’idea di coinvolgere l’artista, brava Ilana che con poco costruisce tanto. Grazie di aver regalato un orgasmo ai nostri occhi, ma due volte è troppo.
Sono i rischi che si corrono se non si scende in profondità, se non si trova un’idea che rispecchi veramente l’essenza unica di ciò che si vende.
Bella l’idea di coinvolgere l’artista, brava Ilana che con poco costruisce tanto. Grazie di aver regalato un orgasmo ai nostri occhi, ma due volte è troppo.
domenica 31 gennaio 2010
Troppo evidente per non essere notato...
Vago spesso tra le pagine di libero.it, seppur di passaggio per poi controllare la posta.
Chi scrive gli articoli sul portale, spesso, si lascia tentare da battute facili tipo Bar Sport, o da notizie tratte dalle indecenze quotidiane compiute nei reality.
Sederi al vento e fotogallery dedicate alle prodezze dei chirurghi estetici sono all'ordine del giorno, così come un'attenzione meticolosa per le veline e le soubrette di turno che sfilano in tv.
Libero mi delizia anche via e-mail, con la sua newsletter, inviandomi le notizie con cui ci illumina. Sono notizie che arrivano sistematicamente in ritardo rispetto ai fatti, anche di un giorno talvolta, ma questo è un discorso a parte.
L'esposizione non è certo un granché, difficile non leggere solo raramente. Ma l'oggetto di messaggi come questo salta all'occhio. Una chicca clamorosa.
Unica spiegazione possibile: l'ambiguita è voluta.
Ma in questo caso, la figura è ancora peggiore.
Forse rileggere sarebbe una soluzione efficace...
Chi scrive gli articoli sul portale, spesso, si lascia tentare da battute facili tipo Bar Sport, o da notizie tratte dalle indecenze quotidiane compiute nei reality.
Sederi al vento e fotogallery dedicate alle prodezze dei chirurghi estetici sono all'ordine del giorno, così come un'attenzione meticolosa per le veline e le soubrette di turno che sfilano in tv.
Libero mi delizia anche via e-mail, con la sua newsletter, inviandomi le notizie con cui ci illumina. Sono notizie che arrivano sistematicamente in ritardo rispetto ai fatti, anche di un giorno talvolta, ma questo è un discorso a parte.
L'esposizione non è certo un granché, difficile non leggere solo raramente. Ma l'oggetto di messaggi come questo salta all'occhio. Una chicca clamorosa.
Unica spiegazione possibile: l'ambiguita è voluta.
Ma in questo caso, la figura è ancora peggiore.
Forse rileggere sarebbe una soluzione efficace...
mercoledì 27 gennaio 2010
Haiti: ci mancavano i necrofili... per giunta finti...
'Organizziamo viaggi per necrofili ad Haiti. Date una scossa agli ormoni'.
Non è la battuta di un film alla Frankestein Junior, ma il nome di un gruppo sorto su Facebook in questi giorni, poi per fortuna segnalato e chiuso (esiste ancora il gruppo che lo contrasta, riprodotto nell’immagine).
Gli autori di quella che – a dir loro – era soltanto una burla, si sono giustificati e hanno rivendicato il diritto allo scherzo.
Se questo diritto lo hanno davvero, allora possiamo dire tranquillamente che sono degli imbecilli.
Ci sono idee geniali, che fanno sorridere, ridere di gusto, magari con un sorriso amaro, ma lo fanno senza calpestare la dignità umana.
Anche all’epoca dello Tsunami capitarono incidenti simili, accompagnati da gesti ancora più gravi, che hanno reso ogni scherzo del tutto fuori luogo. Non sorprenderebbe, in effetti, se anche dopo la catastrofe Haiti fossero venduti souvenir per necrofili o filmati per i fan del genere.
Il gruppo si presentava su Facebook con una foto eloquente: un uomo abbracciato ad una ragazza in semidecomposizione, dai tratti tipicamente caraibici.
Ed ecco cosa si leggeva al suo interno:
"L' A.V.P.N., agenzia di viaggi per necrofili, ha appena organizzato delle settimane tra gli splendidi scenari haitiani. Il pacchetto vacanza è all-inclusive; cioè comprende la copulazione con donne cadaveri, tra i 7 ed i 97 anni. Continua a viaggiare verso Haiti, un posto sempre nuovo e pieno di sorprese. Il 5% della spesa, sarà devoluto per la ricostruzione dei locali notturni. Approfittatene".
Haiti viene massacrata ancora. E’ vero che gli stupidi non sono una razza estinta, ma davanti a gruppi come ‘Haiti: 200 mila morti inferiori...’ o ‘Diamo asilo alle donne haitiane...non ai bambini’ non ci sono nemmeno parole di insulto.
martedì 26 gennaio 2010
Il cartoon sul sesso sicuro più in voga del momento
E’ vietato ai minori di diciotto anni, ma solo su YouTube e sulla carta
Come se non bastasse, il nostro eroe finisce dritto dritto dentro la tazza. Quando riesce ad uscirne, si ritrova affranto a contemplare la sua solitudine…
Ecco Johnny con il suo cappottino, di nuovo vispo e vivace, stavolta con il look vincente per conquistare la sua adorata
articolo apparso su Spot and Web n. 12 del 26 gennaio 2010
Precisiamo subito che il succo del video - di cui vedrete qui solo qualche fotogramma - è sottolineare l’importanza del preservativo. Il linguaggio utilizzato non include metafore, non ci sono slogan, né doppi sensi. E’ il linguaggio dei giovani, diretto, chiaro.
Si tratta di un cartone animato a luci rosse, che prende spunto dai disegni che spesso troviamo nei bagni pubblici, opera di un maniaco, o di un creativo con manie sconce. Sono disegni che vediamo da quando siamo bambini, in fin dei conti, solo che qui sono più precisi, frutto di mani esperte.
Ci troviamo, per l’appunto, in un bagno pubblico. Se è volgare giudicatelo voi. Arrivati alla fine starete sorridendo, non c’è dubbio.
Ciak, si gira.
Si tratta di un cartone animato a luci rosse, che prende spunto dai disegni che spesso troviamo nei bagni pubblici, opera di un maniaco, o di un creativo con manie sconce. Sono disegni che vediamo da quando siamo bambini, in fin dei conti, solo che qui sono più precisi, frutto di mani esperte.
Ci troviamo, per l’appunto, in un bagno pubblico. Se è volgare giudicatelo voi. Arrivati alla fine starete sorridendo, non c’è dubbio.
Ciak, si gira.
Ecco il protagonista del video. E’ un pipino mica da ridere, vivace, vispo, attivissimo, già in preda agli irrigidimenti del caso alla vista della sua amata, una bella patatina dalle lunghe ciglia, con tanto di tacchi a spillo e lunghe gambe sinuose.
Ma lei scappa. A Johnny manca un dettaglio troppo prezioso. E’ nudo. Non ha indossato il capo più indicato per l’incontro rovente in cui spera. Niente preservativo, niente patatina. Che poi è quello che le ragazze dovrebbero dire più spesso di quanto accada.Scappano anche tutte le altre ‘prelibatezze’ che il bagno racchiude. Povero Johnny!
Come se non bastasse, il nostro eroe finisce dritto dritto dentro la tazza. Quando riesce ad uscirne, si ritrova affranto a contemplare la sua solitudine…
Ma ecco la sua salvezza! Una ragazza si sta truccando gli occhi nello stesso bagno e si accorge di lui, mettendo fine alla sua tristezza con un tratto di matita proprio dove serve.
Ecco Johnny con il suo cappottino, di nuovo vispo e vivace, stavolta con il look vincente per conquistare la sua adorata
Non solo, tutte le creature arrapanti che popolano il bagno pubblico tornano da lui. Adesso sì che la festa può iniziare. Il preservativo è il trucco per amare e farsi amare senza imprevisti.
Infine, fumetti e finzione archiviati, il messaggio di fondo. Proteggetevi. Punto.
Su YouTube, a questo video non avete accesso se non siete maggiorenni e non avete un account. Su Facebook, invece, si può condividere come se nulla fosse e si sta replicando come un Gremlin da una bacheca all’altra. Anzi, molto probabilmente, sta spopolando proprio tra gli adolescenti alle prese con i primi bollori. Come la mettiamo? I destinatari più probabili del cartoon non lo possono vedere, il mezzo non lo permette. O meglio, non lo permetterebbe se le regole non fossero ignorate di continuo. Un bene o un male? In ogni caso, complimenti all’autore.
venerdì 22 gennaio 2010
Milc ci mette ancora la testa
Oggi a Lucca il convegno “Comunicare in tempo di crisi”, prossima tappa Firenze
articolo apparso su Spot and Web n. 10 del 22 gennaio 2010
Sarà Lucca oggi ad ospitare "Comunicare in tempo di crisi", convegno posto a chiusura di dell’esperienza di Mettiamocilatesta.it a Comunicazione Virtuosa.
L’agenzia toscana Milc aveva intrapreso nei mesi scorsi un percorso di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un problema cruciale legato alla crisi: i tagli alla comunicazione, a quella buona, di qualità.
Così, tra le sue tappe all’insegna della provocazione, questo percorso ha incluso quella a Lucca, dove dal 12 dicembre al 23 gennaio Milc è stata presente come espositore. Sono in tanti i sostenitori di questa piccola agenzia di Siena che ha fatto tanto parlare di sé sfruttando l’arma della creatività. E gli stessi Giampiero Cito e Antonio Paolo (rispettivamentemanaging and creative director e strategic planner) sono scesi in campo mettendo per primi le loro teste mozzate a favore di una grande opera di coinvolgimento.
Missione compiuta, possiamo già dire, anche se non è finita qui.
Oggi a Lucca sarà Palazzo Bernardini, la sede dell’Associazione degli Industriali, ad ospitare dalle ore 15 il dibattito sulla comunicazione vincente, con interventi ed ospiti d’eccezione. (Per il calendario degli interventi vi rimandiamo alla pagina Facebook di Comunicare in tempo di crisi http://www.facebook.com/event.php? eid=255045541506&ref=nf)
Farci un salto sarebbe molto interessante, per quelli che invece non possono c’è però la possibilità di seguire i lavori on-line: Milc sarà pronta ad aggiornarci in tempo reale su Facebook e su Twitter, mentre intoscana.it $trasmetterà la diretta streaming dell’evento.
articolo apparso su Spot and Web n. 10 del 22 gennaio 2010
Sarà Lucca oggi ad ospitare "Comunicare in tempo di crisi", convegno posto a chiusura di dell’esperienza di Mettiamocilatesta.it a Comunicazione Virtuosa.
L’agenzia toscana Milc aveva intrapreso nei mesi scorsi un percorso di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un problema cruciale legato alla crisi: i tagli alla comunicazione, a quella buona, di qualità.
Così, tra le sue tappe all’insegna della provocazione, questo percorso ha incluso quella a Lucca, dove dal 12 dicembre al 23 gennaio Milc è stata presente come espositore. Sono in tanti i sostenitori di questa piccola agenzia di Siena che ha fatto tanto parlare di sé sfruttando l’arma della creatività. E gli stessi Giampiero Cito e Antonio Paolo (rispettivamentemanaging and creative director e strategic planner) sono scesi in campo mettendo per primi le loro teste mozzate a favore di una grande opera di coinvolgimento.
Missione compiuta, possiamo già dire, anche se non è finita qui.
Oggi a Lucca sarà Palazzo Bernardini, la sede dell’Associazione degli Industriali, ad ospitare dalle ore 15 il dibattito sulla comunicazione vincente, con interventi ed ospiti d’eccezione. (Per il calendario degli interventi vi rimandiamo alla pagina Facebook di Comunicare in tempo di crisi http://www.facebook.com/event.php? eid=255045541506&ref=nf)
Farci un salto sarebbe molto interessante, per quelli che invece non possono c’è però la possibilità di seguire i lavori on-line: Milc sarà pronta ad aggiornarci in tempo reale su Facebook e su Twitter, mentre intoscana.it $trasmetterà la diretta streaming dell’evento.
Avatar: il pianeta Pandora sarà messo a nudo
La Hustler è al lavoro sulla parodia porno del successo di James Cameron.
Aspettiamoci prestazioni aliene
articolo apparso su Spot and Web n. 10 del 22 gennaio 2010
Sono certa che tutti sapreste citare uno dei protagonisti di Star Trek e Beverly Hills 90210. Se non ne ricordate il nome, avrete in mente almeno il suo volto. Bitorzoluto nel primo caso, con ciuffo e camiciona a quadri nel secondo.
Sono state moltissime le parodie di serie come queste, tra cui una in particolare. Per gli amanti del genere, Hustler non sarà un nome nuovo. E’ il magazine a luci rosse che ha prodotto parodie in chiave pornografica di varie serie, tra cui le già citate Star Trek e Beverly Hills, ma anche
Happy Days, e recentemente di personaggi come Sarah Palin e Tiger Woods.
La revisione pepata di tutto ciò che ha successo ed è sulla bocca dei media e della gente ha colpito anche l’ultimo colosso del cinema, Avatar. Il film di James Cameron ha registrato incassi record, per quanto si debba precisare che il costo di una proiezione in 3D sia superiore al costo
di quelle tradizionali.
Detto questo, non sappiamo cosa vedremo nel remake porno, quindi non ci resta che immaginare fino al termine delle riprese, sperando che i tempi di lavorazione non siano biblici come quelli del regista di Titanic.
D’altra parte, se biblici fossero, il mondo avrebbe conosciuto il miglior attore porno di tutti i tempi…
I personaggi del film appena uscito nelle sale sono una sorta di specie aborigena, gli indigeni alieni Na'vi, non proprio gradevoli alla vista, a dir la verità. Forse è persino meglio non immaginarli alle prese con i piaceri della carne, come qualcuno invece già vorrebbe.
Cosa accadrà nella versione XXX possiamo intuirlo, ma chissà se gli alieni si accoppieranno con gli umani, se preferiranno starsene tra di loro, se qualcuno scoprirà il lato gay dell’universo o se tutti confluiranno alla fine in una megaorgia planetaria all’insegna dell’amore universale…
Nemmeno il titolo è certo. ‘This Aint Avatar XXX’ è stato giudicato troppo poco allettante dal sito della rivista di cinema Empire, così saranno probabilmente i lettori a proporre qualcosa di
più originale.
Ci si chiede ora se anche la seconda versione sarà proposta in 3D.
Si apprezzerebbero meglio le doti delle aliene, che potrebbero in effetti diventare la passione dei feticisti più accaniti.
Il linguaggio inventato per far comunicare gli indigeni di Pandora non servirà molto a quelli della Hustler, né gli effetti ideati in anni e anni di lavoro da Cameron e soci.
Eppure, ho come il sospetto che di sembianze aliene ne vedremo parecchie anche nella versione XXX. Anzi, ne vedremo sicuramente molte di più.
Aspettiamoci prestazioni aliene
articolo apparso su Spot and Web n. 10 del 22 gennaio 2010
Sono certa che tutti sapreste citare uno dei protagonisti di Star Trek e Beverly Hills 90210. Se non ne ricordate il nome, avrete in mente almeno il suo volto. Bitorzoluto nel primo caso, con ciuffo e camiciona a quadri nel secondo.
Sono state moltissime le parodie di serie come queste, tra cui una in particolare. Per gli amanti del genere, Hustler non sarà un nome nuovo. E’ il magazine a luci rosse che ha prodotto parodie in chiave pornografica di varie serie, tra cui le già citate Star Trek e Beverly Hills, ma anche
Happy Days, e recentemente di personaggi come Sarah Palin e Tiger Woods.
La revisione pepata di tutto ciò che ha successo ed è sulla bocca dei media e della gente ha colpito anche l’ultimo colosso del cinema, Avatar. Il film di James Cameron ha registrato incassi record, per quanto si debba precisare che il costo di una proiezione in 3D sia superiore al costo
di quelle tradizionali.
Detto questo, non sappiamo cosa vedremo nel remake porno, quindi non ci resta che immaginare fino al termine delle riprese, sperando che i tempi di lavorazione non siano biblici come quelli del regista di Titanic.
D’altra parte, se biblici fossero, il mondo avrebbe conosciuto il miglior attore porno di tutti i tempi…
I personaggi del film appena uscito nelle sale sono una sorta di specie aborigena, gli indigeni alieni Na'vi, non proprio gradevoli alla vista, a dir la verità. Forse è persino meglio non immaginarli alle prese con i piaceri della carne, come qualcuno invece già vorrebbe.
Cosa accadrà nella versione XXX possiamo intuirlo, ma chissà se gli alieni si accoppieranno con gli umani, se preferiranno starsene tra di loro, se qualcuno scoprirà il lato gay dell’universo o se tutti confluiranno alla fine in una megaorgia planetaria all’insegna dell’amore universale…
Nemmeno il titolo è certo. ‘This Aint Avatar XXX’ è stato giudicato troppo poco allettante dal sito della rivista di cinema Empire, così saranno probabilmente i lettori a proporre qualcosa di
più originale.
Ci si chiede ora se anche la seconda versione sarà proposta in 3D.
Si apprezzerebbero meglio le doti delle aliene, che potrebbero in effetti diventare la passione dei feticisti più accaniti.
Il linguaggio inventato per far comunicare gli indigeni di Pandora non servirà molto a quelli della Hustler, né gli effetti ideati in anni e anni di lavoro da Cameron e soci.
Eppure, ho come il sospetto che di sembianze aliene ne vedremo parecchie anche nella versione XXX. Anzi, ne vedremo sicuramente molte di più.
mercoledì 20 gennaio 2010
La pubblicità è arte, il nudo anche. Ma insieme scandalizzano ancora
In Croazia fanno discutere le affissioni di Radio 101. L’autore dello scatto è il papà di Naked People
articolo apparso su Spot and Web n. 8 del 20 gennaio 2009
Naked People. Si chiama così, senzamezzi termini, il progetto intrapreso lo scorso anno da Sebastian Kempa. Lui è un fotografo tedesco, uno di quelli con il chiodo fisso del nudo, il che non è mai un problema se non si scade nel morboso.
Per scoprire l’idea chiave del progetto in modo completo potete dare un’occhiata al sito naked-people.de, creato proprio per l’occasione. I vestiti sono la nostra seconda pelle. La seconda, non la prima.Un uomo in giacca e cravatta ci fa pensare a qualcuno che lavora in ufficio, ad esempio. Ma sotto? Se sapessimo in anticipo che la stessa persona ha un’ancora tatuata su una spalla, probabilmente avremmo altre aspettative.
Il concetto di fondo è questo.
In concreto, sul sito, facendo scorrere il puntatore del mouse su alcuni soggetti, i loro vestiti scompaiono lentamente. Ci sono casalinghe con la passione per il nuoto, impiegati, elettricisti, artisti.
C’è anche qualche modella, ma è più che altro una carrellata composta da gente comune, con la sua pancetta, la sua cellulite, il suo seno cadente e la sua pettinatura non proprio da star.
Siamo noi, con le nostre pressioni quotidiane e il nostro lavoro non sempre originale.
“Exciting View” è scritto sotto il nome del sito, non a caso.
Lo stesso Kempa ha detto che la sua trovata puntava a permettere alla gente di scatenare la propria vocazione al voyeurismo. Allo stesso tempo, la visione ai raggi X diventava realtà,mentre gli internauti ottengono la possibilità di spogliare soltanto chi volevano. Il sogno di una vita, insomma!
Ma c’è di più. Le persone fotografate – 24 soggetti tra i 20 e i 50 anni - sono state beccate per strada, non c’è niente di costruito, nessun ritocchino a posteriori.
Passo successivo: coinvolgere il maggior numero di persone.
La possibilità di mettersi a nudo è stata riservata a tutti, inviando tre foto, con e senza vestiti. Nessuna pretesa, non servono modelli e non servono fotografi. Serve la propria personalità e una macchina fotografica.
Ma perché parliamo di Sebastian Kempa e del suo progetto partito un anno fa?
Perché è lui l’autore della foto che ha scandalizzato Zagabria.
La croata Radio 101 ha infatti deciso di farsi ricordare oltre che ascoltare, con alcune maxi-affissioni all’insegna del nudo. Protagonista, “un anziano” (dicono tutti) con pancione e pettorali cicciosi in bella vista.
Dettaglio imperdibile, il segno lasciato in vita dei pantaloni probabilmente un po’ strettini.
All’incirca, camminando su una strada qualsiasi, lo sguardo dei passanti dovrebbe essere proprio all’altezza dei ‘gioielli di famiglia’, comunque accuratamente coperti da una scritta.
Ebbene, la campagna ha fatto discutere. Noi, semplicemente, per ora ve la mostriamo.
Non andate via, guardate meglio. Guardate l’affissione e guardate di nuovo il protagonista della foto che avete visto sopra. Già, l’uomo anziano non è un uomo anziano. E’ uno di noi. “Job: educator”. Lo lascereste con i vostri figli?
articolo apparso su Spot and Web n. 8 del 20 gennaio 2009
Naked People. Si chiama così, senzamezzi termini, il progetto intrapreso lo scorso anno da Sebastian Kempa. Lui è un fotografo tedesco, uno di quelli con il chiodo fisso del nudo, il che non è mai un problema se non si scade nel morboso.
Per scoprire l’idea chiave del progetto in modo completo potete dare un’occhiata al sito naked-people.de, creato proprio per l’occasione. I vestiti sono la nostra seconda pelle. La seconda, non la prima.Un uomo in giacca e cravatta ci fa pensare a qualcuno che lavora in ufficio, ad esempio. Ma sotto? Se sapessimo in anticipo che la stessa persona ha un’ancora tatuata su una spalla, probabilmente avremmo altre aspettative.
Il concetto di fondo è questo.
In concreto, sul sito, facendo scorrere il puntatore del mouse su alcuni soggetti, i loro vestiti scompaiono lentamente. Ci sono casalinghe con la passione per il nuoto, impiegati, elettricisti, artisti.
C’è anche qualche modella, ma è più che altro una carrellata composta da gente comune, con la sua pancetta, la sua cellulite, il suo seno cadente e la sua pettinatura non proprio da star.
Siamo noi, con le nostre pressioni quotidiane e il nostro lavoro non sempre originale.
“Exciting View” è scritto sotto il nome del sito, non a caso.
Lo stesso Kempa ha detto che la sua trovata puntava a permettere alla gente di scatenare la propria vocazione al voyeurismo. Allo stesso tempo, la visione ai raggi X diventava realtà,mentre gli internauti ottengono la possibilità di spogliare soltanto chi volevano. Il sogno di una vita, insomma!
Ma c’è di più. Le persone fotografate – 24 soggetti tra i 20 e i 50 anni - sono state beccate per strada, non c’è niente di costruito, nessun ritocchino a posteriori.
Passo successivo: coinvolgere il maggior numero di persone.
La possibilità di mettersi a nudo è stata riservata a tutti, inviando tre foto, con e senza vestiti. Nessuna pretesa, non servono modelli e non servono fotografi. Serve la propria personalità e una macchina fotografica.
Ma perché parliamo di Sebastian Kempa e del suo progetto partito un anno fa?
Perché è lui l’autore della foto che ha scandalizzato Zagabria.
La croata Radio 101 ha infatti deciso di farsi ricordare oltre che ascoltare, con alcune maxi-affissioni all’insegna del nudo. Protagonista, “un anziano” (dicono tutti) con pancione e pettorali cicciosi in bella vista.
Dettaglio imperdibile, il segno lasciato in vita dei pantaloni probabilmente un po’ strettini.
All’incirca, camminando su una strada qualsiasi, lo sguardo dei passanti dovrebbe essere proprio all’altezza dei ‘gioielli di famiglia’, comunque accuratamente coperti da una scritta.
Ebbene, la campagna ha fatto discutere. Noi, semplicemente, per ora ve la mostriamo.
Non andate via, guardate meglio. Guardate l’affissione e guardate di nuovo il protagonista della foto che avete visto sopra. Già, l’uomo anziano non è un uomo anziano. E’ uno di noi. “Job: educator”. Lo lascereste con i vostri figli?
martedì 19 gennaio 2010
Il telefonino stressa? Picchiatelo!
Quante volte avete dimenticato di spegnere il cellulare?
Di sicuro, molte più volte sarete stati infastiditi dalla suoneria di quello di un’altra persona, mentre goffamente cerca di metterlo a tacere tutte le occhiatacce del mondo puntano verso di lui.
Altre volte, soprattutto al mattino, vorreste lanciarlo contro il muro come certe sveglie per continuare a riposare senza quei fastidiosi bip e ronzii sul comò. I più irrequieti avranno invece optato per rimedi definitivi, come dimostra la foto…
E voi? Molto probabilmente siete anche voi schiavi del vostro cellulare. Non vivreste senza di lui, ma dimenticate di togliere la suoneria persino in chiesa, quelle rare volte in cui ci andate. Per non parlare delle pessime figuracce a convegni e conferenze varie. Quando dovreste stare in rigoroso silenzio, qualcuno vi chiama e Lui diffonde per cielo e per mare la vostra scelta balorda, tipo Satisfaction degli Stones nel pieno di un funerale, o Maracaibo davanti al capo infuriato.
Scott Hudson e Chris Harrison potrebbero essere i vostri salvatori. Insieme ad alcuni colleghi dei laboratori Intel di Seattle, hanno messo a punto un congegno che permette di far tacere il cellulare semplicemente toccandolo.
E se cade? Se lo tocco involontariamente? Tace lo stesso? Nossignore, perché i nostri amici hanno fatto in modo che questo meccanismo riconosca la differenza tra i nostri tocchi. In pratica, il nostro telefonino potrà riconoscere presto quanto siamo seccati e, proprio come un Bobi o un Fido qualsiasi, smetterà di molestare la nostra quiete.
Ma se imparassimo a spegnerlo?
Di sicuro, molte più volte sarete stati infastiditi dalla suoneria di quello di un’altra persona, mentre goffamente cerca di metterlo a tacere tutte le occhiatacce del mondo puntano verso di lui.
Altre volte, soprattutto al mattino, vorreste lanciarlo contro il muro come certe sveglie per continuare a riposare senza quei fastidiosi bip e ronzii sul comò. I più irrequieti avranno invece optato per rimedi definitivi, come dimostra la foto…
E voi? Molto probabilmente siete anche voi schiavi del vostro cellulare. Non vivreste senza di lui, ma dimenticate di togliere la suoneria persino in chiesa, quelle rare volte in cui ci andate. Per non parlare delle pessime figuracce a convegni e conferenze varie. Quando dovreste stare in rigoroso silenzio, qualcuno vi chiama e Lui diffonde per cielo e per mare la vostra scelta balorda, tipo Satisfaction degli Stones nel pieno di un funerale, o Maracaibo davanti al capo infuriato.
Scott Hudson e Chris Harrison potrebbero essere i vostri salvatori. Insieme ad alcuni colleghi dei laboratori Intel di Seattle, hanno messo a punto un congegno che permette di far tacere il cellulare semplicemente toccandolo.
E se cade? Se lo tocco involontariamente? Tace lo stesso? Nossignore, perché i nostri amici hanno fatto in modo che questo meccanismo riconosca la differenza tra i nostri tocchi. In pratica, il nostro telefonino potrà riconoscere presto quanto siamo seccati e, proprio come un Bobi o un Fido qualsiasi, smetterà di molestare la nostra quiete.
Ma se imparassimo a spegnerlo?
lunedì 18 gennaio 2010
Carenza d'affetto? Non scherziamo...
Una leggenda metropolitana vuole che il consumo incontenibile di cioccolato dipenda da una carenza d’affetto da colmare. Ma chi lo dice che amore e gola non vadano di pari passo?
A sfatare i miti ci hanno pensato anche i vari produttori di leccornie, che non perdono l’occasione per ricordarci il connubio perfetto di sensi appagati. Non pensate solo ai Baci Perugina, pensate al cioccolato al peperoncino, riscoperto alla grande recentemente e – dicono – capace di risvegliare desideri assopiti.
Mangiare un cioccolatino insieme al partner (ma anche quintali di torta Sacher, a dir la verità) è certamente un rituale magico. Ma prendiamo proprio il caso dei Baci. Una volta mangiato il cioccolatino, che peraltro non è una dose soddisfacente, ci resta la curiosità del bigliettino. Quale frase conterrà? Riuscirà a creare un’atmosfera da sogno e a condurci dritti sotto alle lenzuola?
Anche se chiediamo un po’ meno, nella stragrande maggioranza dei casi, quella frase ci lascia alquanto delusi. C’è il solito Shakespeare che strappa sempre un’occhiata romantica tra i due partner, ma c’è anche l’infido Anonimo che spesso ci delude e ci dà l’input per scartare altre decine di Baci. (Sarà una strategia?)
Speriamo allora nei risultati del concorso bandito di recente, a caccia di frasi poetiche inviate dai consumatori, selezionate da Federico Moccia (garanzia di romanticismo?). Le più belle saranno incartate e impacchettate nelle confezioni di cioccolatini. Basterà?
Non penso proprio. Non batterà la trovata delle praline più invitanti del mondo, le M&M’s.
E’ certamente il consumatore giovane ad amarle di più, quello che se ne sta alla fermata, ascolta le canzoni sul suo iPod e intanto sgranocchia questi minicioccolatini colorati.
Ebbene, perché le M&M’s non possono diventare compagne di passeggiata delle coppie di tutto il mondo, scalzando il cioccolatino Perugina a forma di tetta?
Su mymms.it potrebbe esserci persino un regalo di San Valentino azzeccato, seppur costoso trattandosi soltanto di cioccolato.
E’ possibile inviare alla persona amata un sacchetto di praline con stampato su ognuna un breve messaggio. Certo, qualche perplessità inizio ad averla - non si scioglierà? sarà leggibile? - ma in fondo è una buona scusa per leggere il nostro messaggio di persona e ingozzarci di praline anche a San Valentino…
A sfatare i miti ci hanno pensato anche i vari produttori di leccornie, che non perdono l’occasione per ricordarci il connubio perfetto di sensi appagati. Non pensate solo ai Baci Perugina, pensate al cioccolato al peperoncino, riscoperto alla grande recentemente e – dicono – capace di risvegliare desideri assopiti.
Mangiare un cioccolatino insieme al partner (ma anche quintali di torta Sacher, a dir la verità) è certamente un rituale magico. Ma prendiamo proprio il caso dei Baci. Una volta mangiato il cioccolatino, che peraltro non è una dose soddisfacente, ci resta la curiosità del bigliettino. Quale frase conterrà? Riuscirà a creare un’atmosfera da sogno e a condurci dritti sotto alle lenzuola?
Anche se chiediamo un po’ meno, nella stragrande maggioranza dei casi, quella frase ci lascia alquanto delusi. C’è il solito Shakespeare che strappa sempre un’occhiata romantica tra i due partner, ma c’è anche l’infido Anonimo che spesso ci delude e ci dà l’input per scartare altre decine di Baci. (Sarà una strategia?)
Speriamo allora nei risultati del concorso bandito di recente, a caccia di frasi poetiche inviate dai consumatori, selezionate da Federico Moccia (garanzia di romanticismo?). Le più belle saranno incartate e impacchettate nelle confezioni di cioccolatini. Basterà?
Non penso proprio. Non batterà la trovata delle praline più invitanti del mondo, le M&M’s.
E’ certamente il consumatore giovane ad amarle di più, quello che se ne sta alla fermata, ascolta le canzoni sul suo iPod e intanto sgranocchia questi minicioccolatini colorati.
Ebbene, perché le M&M’s non possono diventare compagne di passeggiata delle coppie di tutto il mondo, scalzando il cioccolatino Perugina a forma di tetta?
Su mymms.it potrebbe esserci persino un regalo di San Valentino azzeccato, seppur costoso trattandosi soltanto di cioccolato.
E’ possibile inviare alla persona amata un sacchetto di praline con stampato su ognuna un breve messaggio. Certo, qualche perplessità inizio ad averla - non si scioglierà? sarà leggibile? - ma in fondo è una buona scusa per leggere il nostro messaggio di persona e ingozzarci di praline anche a San Valentino…
venerdì 15 gennaio 2010
Piccola dedica...
Uso personale del mezzo?
Certo!
D'altra parte il mezzo è il mio...
Messaggio della Simo nella mia casella di posta,
che riporto molto volentieri:
"pancia mia fatti capANNA che questo blog è ricco come pANNA
e per il resto osANNA questa ragazza che ha tanti colpi in cANNA!!!"
...grazie
e un abbraccino pubblico!
Certo!
D'altra parte il mezzo è il mio...
Messaggio della Simo nella mia casella di posta,
che riporto molto volentieri:
"pancia mia fatti capANNA che questo blog è ricco come pANNA
e per il resto osANNA questa ragazza che ha tanti colpi in cANNA!!!"
...grazie
e un abbraccino pubblico!
giovedì 14 gennaio 2010
d'ANNAzione del giorno
Travel John. Mai più senza
articolo apparso su Spot and Web n. 4 del 14 gennaio 2009
Sarà capitato anche a voi di non resistere più, di pensare “adesso me la faccio addosso”.
Scusate l’argomento, ma in fondo parliamo di bisogni naturali. La fate anche voi, no? E allora non gridate allo scandalo.
In quei momenti di panico, di esplosione imminente, sembra sempre di essere in un deserto dei tartari: non un bar nel raggio di 4 km quadrati, figuriamoci un wc pubblico.
Poi, se siete donne, il problema è doppio. Magari vedete un uomo che si apposta dietro un albero a marcare il territorio e sapete che voi non potete, a voi non è stato concesso di lasciare un ricordino dove vi pare.
Ma laMonfarma ha pensato a voi. Alla fine di questo pezzo la vostra unica domanda sarà “Perché non ci abbiamo pensato prima?”.
Travel John spera di diventare uno degli oggetti indispensabili della vita all’aria aperta di tutti. (Mi chiedo perché tutto ciò rimandi vagamente a ‘quella parte lì’ si chiami John, ma questa è una pura curiosità…) Travel John è “Il tuo W.C. portatile”, così dicono, “un sacchetto in materiale plastico, non inquinante e atossico, che contiene al suo interno uno speciale polimero (denominato Liqusorb) in grado di trasformare all’istante l’urina in un gel inodore”.
Detto così sembra una gran figata, diciamolo senza mezzi termini.
Lo potete usare quando siete in coda, in pellegrinaggio, in campi profughi, durante grandi eventi, allo stadio, durante un viaggio in autostrada, magari anche al supermercato.
Può forse essere utile per i portatori di handicap, questo sì, ma la réclame del nostro amico John punta dritta a noi, noi che quando ci scappa ci contorciamo, stringiamo i glutei e camminiamo veloci. Con 8 euro ci assicuriamo 3 bustine. 3 pipì, mica male.
Ma facciamoci qualche domanda. Vi scappa e avete con voi l’amico John. Che fate? Vi denudate e lo utilizzate in mezzo ad un parco, durante una processione, in Curva Sud e via dicendo? Dovete appartarvi. Già. E allora l’amico John a cosa serve? A un bel nulla, mi viene da dire. Vi mancherà piuttosto la carta igienica. La vostra pipì diventerà un gel profumato, ma se non lo appendete al posto dell’Arbre Magique non so proprio cosa possiate farvene…
Sarà capitato anche a voi di non resistere più, di pensare “adesso me la faccio addosso”.
Scusate l’argomento, ma in fondo parliamo di bisogni naturali. La fate anche voi, no? E allora non gridate allo scandalo.
In quei momenti di panico, di esplosione imminente, sembra sempre di essere in un deserto dei tartari: non un bar nel raggio di 4 km quadrati, figuriamoci un wc pubblico.
Poi, se siete donne, il problema è doppio. Magari vedete un uomo che si apposta dietro un albero a marcare il territorio e sapete che voi non potete, a voi non è stato concesso di lasciare un ricordino dove vi pare.
Ma laMonfarma ha pensato a voi. Alla fine di questo pezzo la vostra unica domanda sarà “Perché non ci abbiamo pensato prima?”.
Travel John spera di diventare uno degli oggetti indispensabili della vita all’aria aperta di tutti. (Mi chiedo perché tutto ciò rimandi vagamente a ‘quella parte lì’ si chiami John, ma questa è una pura curiosità…) Travel John è “Il tuo W.C. portatile”, così dicono, “un sacchetto in materiale plastico, non inquinante e atossico, che contiene al suo interno uno speciale polimero (denominato Liqusorb) in grado di trasformare all’istante l’urina in un gel inodore”.
Detto così sembra una gran figata, diciamolo senza mezzi termini.
Lo potete usare quando siete in coda, in pellegrinaggio, in campi profughi, durante grandi eventi, allo stadio, durante un viaggio in autostrada, magari anche al supermercato.
Può forse essere utile per i portatori di handicap, questo sì, ma la réclame del nostro amico John punta dritta a noi, noi che quando ci scappa ci contorciamo, stringiamo i glutei e camminiamo veloci. Con 8 euro ci assicuriamo 3 bustine. 3 pipì, mica male.
Ma facciamoci qualche domanda. Vi scappa e avete con voi l’amico John. Che fate? Vi denudate e lo utilizzate in mezzo ad un parco, durante una processione, in Curva Sud e via dicendo? Dovete appartarvi. Già. E allora l’amico John a cosa serve? A un bel nulla, mi viene da dire. Vi mancherà piuttosto la carta igienica. La vostra pipì diventerà un gel profumato, ma se non lo appendete al posto dell’Arbre Magique non so proprio cosa possiate farvene…
sabato 9 gennaio 2010
Le dee dell'abbondanza su V Magazine
Rifatevi gli occhi, maschietti!
Qui di roba ce n'è tanta, tutta autentica e decisamente sexy...
alla faccia di chi si ostina ad osannare modelle pelle ed ossa e costole visibili a km di distanza.
La donna è femmina, la donna ha le curve, la donna è morbida.
Altro che silhouette androgine e sederini taglia 38!
C'è chi, qua e là in Rete, ha già commentato che il grasso fa male alla salute e che così si promuovono stili di vita poco sani.
Grazie a questi imbecilli, milioni di ragazzine in tutto il mondo diventano anoressiche e si ammalano davvero.
La stupidità crea la malattia, non un rotolino in più. Guardare per credere.
giovedì 7 gennaio 2010
Storie di viaggiatori
Binario 18. Perché non 17? Per illudermi forse.
Aspetto un treno che, ovviamente, arriverà in ritardo.
Un monitor LG di ultima generazione trasmette in loop tre messaggi pubblicitari. TRE. Ditemi voi la quantità di pazienza che dovrebbe avere un essere umano per resistere mezz’ora senza mettersi ad urlare in preda ad una crisi di nervi.
Intanto, i nuvoloni hanno sostituito sulla mia testa il sole opaco che riscaldava leggermente il marmo grigio su cui mi sono seduta sconsolata, quello che incornicia gli scalini che conducono al sottopassaggio e agli altri binari. Per inciso, io mi sono posizionata proprio sotto ai monitor.
Risultato: quei tre messaggi mi sono entrati nelle orecchie.
Messaggio numero 1: “Anche quest’anno è già Natale…”
E’ la canzoncina triste, tipicamente italiana, con cui la Conad ha deciso di tormentare anche i pendolari. Canta Andrea Mingardi, si addormenta mezza Trenitalia.
Messaggio numero 2: “Lalalà… the numbers are ten”
Vocina femminile stridula per lo spot di 10 e Lotto. Insopportabile è l’unico aggettivo che mi viene in mente.
Messaggio numero 3: Il mondo dei replicanti
Di questo trailer, noi fermi e infreddoliti in attesa di un treno, ne avevamo proprio bisogno. “Mi raccomando gli zigomi” dice quella che presumo sia una delle attrici protagoniste. Pochi secondi dopo, Bruce Willis (quando la smetterà di fare il figo?) prova a terrorizzarci tutti e a ricordarci che un treno poco puntuale è nulla in confronto a quello che potrebbe accadere agli umani: “Sta per succedere qualcosa al mondo dei surrogati”, afferma preoccupato.
Prima di tutto, il Natale è passato da un mezzo, ma guai a pretendere puntualità quando si sta su un binario.
A parte queste sottigliezze, mi viene da sorridere.
C’è chi non arriverà al suo appuntamento, chi scruta il cielo in cerca dei segni della nevicata in arrivo, chi si stringe ancora di più nel suo cappotto.
I monitor non li guarda nessuno, ma siamo tutti avvolti da quei suoni vagamente inquietanti e tutti – sono sicura – vorremmo farli tacere.
Finalmente arriva il treno.
Di fianco a me si siede una signora impellicciata seguita da un’amica. Scopro che ha appena vomitato e ora è in cerca di un sacchetto di plastica “per le emergenze”, così dice.
Anche stavolta guardo fuori dal finestrino e spero solo che il viaggio finisca in fretta.
Aspetto un treno che, ovviamente, arriverà in ritardo.
Un monitor LG di ultima generazione trasmette in loop tre messaggi pubblicitari. TRE. Ditemi voi la quantità di pazienza che dovrebbe avere un essere umano per resistere mezz’ora senza mettersi ad urlare in preda ad una crisi di nervi.
Intanto, i nuvoloni hanno sostituito sulla mia testa il sole opaco che riscaldava leggermente il marmo grigio su cui mi sono seduta sconsolata, quello che incornicia gli scalini che conducono al sottopassaggio e agli altri binari. Per inciso, io mi sono posizionata proprio sotto ai monitor.
Risultato: quei tre messaggi mi sono entrati nelle orecchie.
Messaggio numero 1: “Anche quest’anno è già Natale…”
E’ la canzoncina triste, tipicamente italiana, con cui la Conad ha deciso di tormentare anche i pendolari. Canta Andrea Mingardi, si addormenta mezza Trenitalia.
Messaggio numero 2: “Lalalà… the numbers are ten”
Vocina femminile stridula per lo spot di 10 e Lotto. Insopportabile è l’unico aggettivo che mi viene in mente.
Messaggio numero 3: Il mondo dei replicanti
Di questo trailer, noi fermi e infreddoliti in attesa di un treno, ne avevamo proprio bisogno. “Mi raccomando gli zigomi” dice quella che presumo sia una delle attrici protagoniste. Pochi secondi dopo, Bruce Willis (quando la smetterà di fare il figo?) prova a terrorizzarci tutti e a ricordarci che un treno poco puntuale è nulla in confronto a quello che potrebbe accadere agli umani: “Sta per succedere qualcosa al mondo dei surrogati”, afferma preoccupato.
Prima di tutto, il Natale è passato da un mezzo, ma guai a pretendere puntualità quando si sta su un binario.
A parte queste sottigliezze, mi viene da sorridere.
C’è chi non arriverà al suo appuntamento, chi scruta il cielo in cerca dei segni della nevicata in arrivo, chi si stringe ancora di più nel suo cappotto.
I monitor non li guarda nessuno, ma siamo tutti avvolti da quei suoni vagamente inquietanti e tutti – sono sicura – vorremmo farli tacere.
Finalmente arriva il treno.
Di fianco a me si siede una signora impellicciata seguita da un’amica. Scopro che ha appena vomitato e ora è in cerca di un sacchetto di plastica “per le emergenze”, così dice.
Anche stavolta guardo fuori dal finestrino e spero solo che il viaggio finisca in fretta.
mercoledì 6 gennaio 2010
Vediamo se qualcuno c'azzecca...
Non che ci creda o che sia ossessionata da quello che mi riservano gli astri, anzi. Giusto per curiosità, ecco un riassunto delle previsioni per il mio segno nel 2010, copiate e incollate da siti e sitelli vari. Immancabili (e incomprensibili), i grafici di Paolo Fox.
Oroscopo.it
Dire che il 2010 sarà un anno fantastico, per voi amici dello scorpione, è poco! Da circa metà Gennaio Giove, al trigono del vostro Sole nei Pesci, diventerà vostro alleato per tutto l’anno, tranne che per una piccola pausa, da giugno a settembre.
Proprio in questo periodo dovrete affrontare qualche piccolo inconveniente sia in campo lavorativo che in quello affettivo. Urano, agli ultimi gradi del segno dei Pesci, vi sarà però di aiuto.
Vi darà il coraggio di chiarire malintesi con un vostro superiore, e di parlare chiaro con il vostro partner riguardo a diverse questioni che rischiano di mettere a repentaglio la stabilità del rapporto.
Tutto sarà quindi alla vostra portata, basterà saper essere decisi e disponibili ai cambiamenti repentini di rotta. Vedrete finalmente i vostri sogni concretarsi nella stagione autunnale, quando Giove, pianeta amico, ritornerà a servizio del vostro segno, e, con l’appoggio di Venere, darà una svolta decisiva alla vostra vita sentimentale.
Oroscopo.bz
Il 2010 inizierà in modo scoppiettante per i nati sotto il segno dello Scorpione: il primo trimestre sarà già a voi favorevole con l’influsso positivo di Giove.
Noterete un ottimo inizio di anno soprattutto per quanto riguarda il lavoro e gli introiti finanziari. Ciò non vi dispenserà dal prendere decisioni importanti e assumervi le vostre responsabilità, in quanto nulla è dovuto: se non vi impegnate e mantenete alta la tensione, tutto potrebbe girarvi contro. Ricordatevi, inoltre, di collaborare con i colleghi ottenendo da loro un aiuto fondamentale. Discorso a parte va fatto in amore, invece.
I single vivranno un periodo così così fino a metà anno: un Marte non favorevole renderà questo primo periodo ben poco entusiasmante. In estate invece (e fino al termine del 2010) tutto inizierà a girare per il verso giusto e vi troverete a fare nuove conoscenze e sentirvi molto apprezzati dagli altri.
Le coppie dovranno stare attente a non “scoppiare” mantenendo la calma e sopportando un pò più del solito il partner. Anche per loro, però, le cose miglioreranno dall’estate in un crescendo fino a fine anno.
Amando.it
Saturno si trova nel segno che vi precede che, nella simbologia astrologica, è collegato alla fine di un ciclo. Resterà in questa posizione per circa due anni e, con molta calma, vi aiuterà a creare nuove condizioni per la vostra vita portandovi fuori da tutte quelle situazioni che sono diventate inutili o dannose per voi. Siete quindi in una fase transitoria nella quale il passato è ancora molto presente, vi arriverà poi la consapevolezza che dovrete lasciarlo alle vostre spalle. Nella vita pratica sarete aiutati, nei primi mesi dell’anno, dal benefico aspetto di trigono che Giove formerà con le prime decadi del vostro segno mentre dal mese di giugno a fine anno favorirà la terza decade. Questo aspetto nutre la vostra autostima, aumenta la creatività e l’intuizione, favorisce nuove storie d’amore. Anche Venere, a novembre, arriverà ad addolcire l’atmosfera attorno a voi. Purtroppo dovrete subire la dissonanza di Marte fino all’estate ma utilizzando positivamente la sua energia potrete far valere i vostri diritti.
Amore: Questo è un campo che dovrebbe darvi le sue soddisfazioni ma la coppia deve reagire agli impulsi dinamici inviati da Marte che rende polemici e impazienti. Questo pianeta può essere utile a chi vuol farsi avanti e non ha il coraggio di pronunciarsi, perché aiuta a superare incertezze e timidezze. La gelosia andrebbe controllata in se stessi e ostacolata se proviene dall’altra persona. Nei momenti di maggior tensione andrebbero evitate parole troppo taglienti che possono ferire e deteriorare un rapporto. Da quello che si vede nei transiti non è l’amore ad esser messo in discussione ma il modo di condurlo. Da novembre, con Venere nel segno, migliorerà la situazione per la coppia mentre i single hanno tutto l’anno aspetti favorevoli. Bebè in vista per chi ha intenzione di allargare la famiglia.
Lavoro: Con il sostegno di Giove qualcosa di buono dovrebbe arrivare nella vostra vita. Marte vi rende propositivi e vi spinge all’azione, importante è che sappiate dosare questa sua spinta evitando la voglia di novità ad ogni costo e coltivando quei progetti che hanno buone probabilità di riuscita. Potreste trovarvi d’accordo con qualcuno a voi vicino per costruire un progetto insieme. Nella carriera pianificate bene le vostre mosse e agite quando si presenta l’occasione. Uscite di denaro per la casa e la famiglia le avrete ma non mancheranno buoni guadagni.
Salute: Giove governa anche la salute e con i suoi buoni influssi dovrebbe favorire il benessere. C’è quella quadratura di Marte a stimolare i processi infiammatori o gli strappi muscolari ma finirà a giugno. Controllate la dieta messa a dura prova dagli aspetti di Giove e dalla presenza di una golosissima Venere nel vostro segno.
Paolo Fox e i suoi grafici su su Rai Due
Oroscopo.it
Dire che il 2010 sarà un anno fantastico, per voi amici dello scorpione, è poco! Da circa metà Gennaio Giove, al trigono del vostro Sole nei Pesci, diventerà vostro alleato per tutto l’anno, tranne che per una piccola pausa, da giugno a settembre.
Proprio in questo periodo dovrete affrontare qualche piccolo inconveniente sia in campo lavorativo che in quello affettivo. Urano, agli ultimi gradi del segno dei Pesci, vi sarà però di aiuto.
Vi darà il coraggio di chiarire malintesi con un vostro superiore, e di parlare chiaro con il vostro partner riguardo a diverse questioni che rischiano di mettere a repentaglio la stabilità del rapporto.
Tutto sarà quindi alla vostra portata, basterà saper essere decisi e disponibili ai cambiamenti repentini di rotta. Vedrete finalmente i vostri sogni concretarsi nella stagione autunnale, quando Giove, pianeta amico, ritornerà a servizio del vostro segno, e, con l’appoggio di Venere, darà una svolta decisiva alla vostra vita sentimentale.
Oroscopo.bz
Il 2010 inizierà in modo scoppiettante per i nati sotto il segno dello Scorpione: il primo trimestre sarà già a voi favorevole con l’influsso positivo di Giove.
Noterete un ottimo inizio di anno soprattutto per quanto riguarda il lavoro e gli introiti finanziari. Ciò non vi dispenserà dal prendere decisioni importanti e assumervi le vostre responsabilità, in quanto nulla è dovuto: se non vi impegnate e mantenete alta la tensione, tutto potrebbe girarvi contro. Ricordatevi, inoltre, di collaborare con i colleghi ottenendo da loro un aiuto fondamentale. Discorso a parte va fatto in amore, invece.
I single vivranno un periodo così così fino a metà anno: un Marte non favorevole renderà questo primo periodo ben poco entusiasmante. In estate invece (e fino al termine del 2010) tutto inizierà a girare per il verso giusto e vi troverete a fare nuove conoscenze e sentirvi molto apprezzati dagli altri.
Le coppie dovranno stare attente a non “scoppiare” mantenendo la calma e sopportando un pò più del solito il partner. Anche per loro, però, le cose miglioreranno dall’estate in un crescendo fino a fine anno.
Amando.it
Saturno si trova nel segno che vi precede che, nella simbologia astrologica, è collegato alla fine di un ciclo. Resterà in questa posizione per circa due anni e, con molta calma, vi aiuterà a creare nuove condizioni per la vostra vita portandovi fuori da tutte quelle situazioni che sono diventate inutili o dannose per voi. Siete quindi in una fase transitoria nella quale il passato è ancora molto presente, vi arriverà poi la consapevolezza che dovrete lasciarlo alle vostre spalle. Nella vita pratica sarete aiutati, nei primi mesi dell’anno, dal benefico aspetto di trigono che Giove formerà con le prime decadi del vostro segno mentre dal mese di giugno a fine anno favorirà la terza decade. Questo aspetto nutre la vostra autostima, aumenta la creatività e l’intuizione, favorisce nuove storie d’amore. Anche Venere, a novembre, arriverà ad addolcire l’atmosfera attorno a voi. Purtroppo dovrete subire la dissonanza di Marte fino all’estate ma utilizzando positivamente la sua energia potrete far valere i vostri diritti.
Amore: Questo è un campo che dovrebbe darvi le sue soddisfazioni ma la coppia deve reagire agli impulsi dinamici inviati da Marte che rende polemici e impazienti. Questo pianeta può essere utile a chi vuol farsi avanti e non ha il coraggio di pronunciarsi, perché aiuta a superare incertezze e timidezze. La gelosia andrebbe controllata in se stessi e ostacolata se proviene dall’altra persona. Nei momenti di maggior tensione andrebbero evitate parole troppo taglienti che possono ferire e deteriorare un rapporto. Da quello che si vede nei transiti non è l’amore ad esser messo in discussione ma il modo di condurlo. Da novembre, con Venere nel segno, migliorerà la situazione per la coppia mentre i single hanno tutto l’anno aspetti favorevoli. Bebè in vista per chi ha intenzione di allargare la famiglia.
Lavoro: Con il sostegno di Giove qualcosa di buono dovrebbe arrivare nella vostra vita. Marte vi rende propositivi e vi spinge all’azione, importante è che sappiate dosare questa sua spinta evitando la voglia di novità ad ogni costo e coltivando quei progetti che hanno buone probabilità di riuscita. Potreste trovarvi d’accordo con qualcuno a voi vicino per costruire un progetto insieme. Nella carriera pianificate bene le vostre mosse e agite quando si presenta l’occasione. Uscite di denaro per la casa e la famiglia le avrete ma non mancheranno buoni guadagni.
Salute: Giove governa anche la salute e con i suoi buoni influssi dovrebbe favorire il benessere. C’è quella quadratura di Marte a stimolare i processi infiammatori o gli strappi muscolari ma finirà a giugno. Controllate la dieta messa a dura prova dagli aspetti di Giove e dalla presenza di una golosissima Venere nel vostro segno.
Paolo Fox e i suoi grafici su su Rai Due
martedì 5 gennaio 2010
Roma: alta velocità e sublime immobilità
Il mio Capodanno è iniziato il 29 dicembre: Frecciarossa Milano Centrale-Roma Termini. Tra parentesi, avevo scelto due posti adiacenti e me ne sono ritrovata due su lati opposti, avevo scelto di partire alle 8 e fino alle 8 e mezza il mitico treno AV non ne ha voluto sapere di muoversi (è pur sempre un ammasso di metallo e plasticoni vari). A bordo, soliti incontri casuali, soliti sguardi muti miste ad occhiatacce verso vicini di poltrona troppo fastidiosi, il tutto unito a caffè insipido servito in bicchierini instabili.
Poi, Roma. Con un’oretta di ritardo (“Ci scusiamo per il ritardo”, “Trenitalia vergogna”), iniziano i 5 giorni di vacanza-lampo.
Roma è Roma, non ci sono parole per descriverla. I dettagli sulle guide non possono esprimere la meraviglia. Ore ed ore di cammino, piedi indolenziti e gambe stanche, ma bocca sempre spalancata e naso all’insù.
A Roma ti senti piccolo. Vorresti abbracciare tutto ciò incontri: colonne, fontane, obelischi, piazze, palazzi, piante.
A Roma ti senti mortale. Sei al centro del mondo, al centro della storia, senti che il tempo è fermo, guardi pietre che stanno lì da secoli e sai solo una cosa: tu hai una data di scadenza scritta sul tuo DNA, loro no.
A Roma tutto è tipico, anche i cassonetti troppo pieni, le vecchiette che spingono sugli autobus per aprirsi un varco verso l’uscita, le strade dissestate piene di pozzanghere e fanghiglia.
A Roma viene in mente il ‘sublime’. Reminiscenza dai libri del liceo: per Edmond Burke il Sublime è tutto ciò che “produce la più forte emozione che l'animo sia capace di sentire”, ma riferito soprattutto a forze naturali inarrestabili, come eruzioni, paesaggi innevati, mari in tempesta. Sublime, per Burke, è tutto ciò che rimarca una certa distanza incolmabile tra soggetto e oggetto. Per Kant, il sublime matematico è rappresentato da oggetti quali un oceano, un deserto o il cielo, di fronte ai quali l’uomo riconosce dapprima i propri limiti, per poi riconoscere di essere comunque superiore grazie alla propria capacità di azione morale. Infine, per Schopenhauer, il sublime è il piacere che si prova osservando la potenza o la vastità di un oggetto che potrebbe distruggere chi lo osserva. Roma è tutto questo: lascia spaesati, spiazzati, rende l’uomo formica e poi gli permette di rendersi conto di quanto possa essere geniale. Roma è nostra, è reale, l’hanno creata i nostri simili.
Restano con me, portati a casa a bordo di un altro Frecciarossa:
negli occhi, tutto quello che mai una macchina fotografica potrà catturare;
sul palato, il sapore della cucina casalinga, semplice e buona;
nelle orecchie, lo scroscio ipnotico della fontana di Trevi;
tra le dita, le asperità del marmo consumato;
nelle narici, i profumi di Trastevere sotto la pioggia.
Poi, Roma. Con un’oretta di ritardo (“Ci scusiamo per il ritardo”, “Trenitalia vergogna”), iniziano i 5 giorni di vacanza-lampo.
Roma è Roma, non ci sono parole per descriverla. I dettagli sulle guide non possono esprimere la meraviglia. Ore ed ore di cammino, piedi indolenziti e gambe stanche, ma bocca sempre spalancata e naso all’insù.
A Roma ti senti piccolo. Vorresti abbracciare tutto ciò incontri: colonne, fontane, obelischi, piazze, palazzi, piante.
A Roma ti senti mortale. Sei al centro del mondo, al centro della storia, senti che il tempo è fermo, guardi pietre che stanno lì da secoli e sai solo una cosa: tu hai una data di scadenza scritta sul tuo DNA, loro no.
A Roma tutto è tipico, anche i cassonetti troppo pieni, le vecchiette che spingono sugli autobus per aprirsi un varco verso l’uscita, le strade dissestate piene di pozzanghere e fanghiglia.
A Roma viene in mente il ‘sublime’. Reminiscenza dai libri del liceo: per Edmond Burke il Sublime è tutto ciò che “produce la più forte emozione che l'animo sia capace di sentire”, ma riferito soprattutto a forze naturali inarrestabili, come eruzioni, paesaggi innevati, mari in tempesta. Sublime, per Burke, è tutto ciò che rimarca una certa distanza incolmabile tra soggetto e oggetto. Per Kant, il sublime matematico è rappresentato da oggetti quali un oceano, un deserto o il cielo, di fronte ai quali l’uomo riconosce dapprima i propri limiti, per poi riconoscere di essere comunque superiore grazie alla propria capacità di azione morale. Infine, per Schopenhauer, il sublime è il piacere che si prova osservando la potenza o la vastità di un oggetto che potrebbe distruggere chi lo osserva. Roma è tutto questo: lascia spaesati, spiazzati, rende l’uomo formica e poi gli permette di rendersi conto di quanto possa essere geniale. Roma è nostra, è reale, l’hanno creata i nostri simili.
Restano con me, portati a casa a bordo di un altro Frecciarossa:
negli occhi, tutto quello che mai una macchina fotografica potrà catturare;
sul palato, il sapore della cucina casalinga, semplice e buona;
nelle orecchie, lo scroscio ipnotico della fontana di Trevi;
tra le dita, le asperità del marmo consumato;
nelle narici, i profumi di Trastevere sotto la pioggia.
Iscriviti a:
Post (Atom)