venerdì 23 dicembre 2011

Sarà il Natale


Sarà il Natale dei cinepanettoni che (finalmente) fanno flop
Sarà il Natale del record del divario salari-prezzi
Sarà il Natale dei portafogli vuoti e del risparmio
Sarà il Natale dei regali piccoli ma dei pensieri grandi
Sarà il Natale delle tante saracinesche abbassate
Sarà il Natale del senzatetto di Piazza Cinque Giornate e delle sue coperte di plastica
Sarà il Natale dei sacrifici ma non per tutti
Sarà il Natale di Mary Yuranda, sopravvissuta allo tsunami e tornata a casa dopo 7 anni
Sarà il Natale della Grecia che affonda
Sarà il Natale di Damasco e dei kamikaze che non tornano a casa
Sarà il Natale dei soliti film in tv, sempre meno e sempre gli stessi
Sarà il Natale dei panettoni del discount e delle mense dei poveri
Sarà il Natale dei doni riciclati
Sarà il Natale che promette il boom delle auto cinesi low cost vendute solo sul Web
Sarà il Natale dei licenziati, dei cassintegrati e dei disoccupati
Sarà il Natale di chi aspetta che l’anno finisca in fretta
Sarà il Natale più ecologista degli ultimi anni, si spera
Sarà il Natale di chi spera
Sarà il Natale di chi è pessimista e proprio non crede in tempi migliori
Sarà il Natale senza più Steve Jobs ma carico di i-things

Sarà il Natale dell’Italia felice, lo dice Facebook
Sarà il Natale delle famiglie, che si ritrovano ancora nonostante tutto

Non sarà forse un bianco Natale, magari non avremo nemmeno bisogno delle giacche pesanti, ma sarà pur sempre Natale, con o senza doni costosi, con o senza aragoste in tavola. Ed è già arrivato…


lunedì 19 dicembre 2011

Capodanno: Genova a lutto, Milano festeggia per due


Ho appena letto che Genova quest’anno non avrà la sua festa di fine anno. Niente concerti, niente fuochi d’artificio, niente palchi, niente di niente. O così pare per il momento.
Da un lato, il problema sono i conti del Comune, dall’altro sembra sia un modo di rendere omaggio alle vittime dell’alluvione del 4 novembre scorso.
Sarà, eppure a me questa trovata non convince per niente.
Non si trova proprio nessuno in grado di organizzare qualcosa a costo zero (o quasi)? Nessuno chiede un programma ricco, ma la città che va avanti, che si rialza e lo fa in nome di quelle stesse vittime farebbe forse più piacere rispetto alla città chiusa per lutto.
Festeggiare e risollevarsi nel loro nome, dedicando loro canzoni, riflessioni, uno spettacolo insomma, credo sarebbe stato il miglior modo di onorarne la memoria. Già fatto, certo, ma di ricordare e sperare insieme c’è sempre voglia.
E invece sarà Milano a festeggiare in nome di Genova, con i genovesi che magari decideranno di spostarsi in Lombardia per sentir parlare delle loro vittime e sentirsi più vicini alle loro famiglie.
Avrei preferito la solita “adunata” in piazza il 31 dicembre. Probabilmente ci sarà tantissima gente in giro per i vicoli, piena di entusiasmo e colore, ma ufficialmente saremo la città italiana che piange le sue vittime. E che si piange addosso. Perché il dubbio che faccia finta di farlo solo per coprire la mancanza cronica di denaro nelle casse pubbliche a me è venuto. Ai genovesi riscoprirsi insieme (e insieme alle istituzioni) il 31 dicembre avrebbe fatto bene, di questo ennesimo lutto simbolico non se ne faranno assolutamente nulla.
Le vittime rimarranno vittime, gli errori rimarranno errori. Anche se si indossa l’abito nero nel giorno del matrimonio.

venerdì 16 dicembre 2011

La Madonna è incinta, lo dice il suo test di gravidanza. E' il poster del reverendo di Auckland

Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei”. (Luca 1,26-37)

Posticipiamo questo annuncio e ambientiamolo in una giornata del 2011. Pensiamoci, come sarebbero i moderni Maria e Giuseppe? Dove vivrebbero? In una favela, in un campo rom, in una vecchia cascina abbandonata? Sarebbero poveri, questo è certo. Ma chissà se sarebbero poveri come le tante famiglie italiane che non arrivano a fine mese o poveri come i clochard che incontriamo al freddo delle stazioni della metro, o poveri come i popoli sfruttati dell’Africa.

Resta il fatto che continuiamo da sempre ad immaginare come sarebbero e quale volto avrebbe Cristo se nascesse oggi. Credenti o meno, quest’immagine vi terrà almeno per un attimo con il fiato sospeso. Se la Madonna fosse incinta oggi lo scoprirebbe con un test di gravidanza. Perché no? E’ così che si fa oggi, no? Ma questo pensiero non è rimasto una semplice considerazione un po’ bizzarra (blasfema, per qualcuno) e la cosa che fa sorridere è che sia stato un reverendo a formularla.

Lui si chiama Glynn Cardy ed in Nuova Zelanda è noto per simili provocazioni. Due anni fa aveva fatto comparire nei pressi della chiesa anglicana di St. Matthews in the City a Auckland un poster in cui venivano ritratti Maria e Giuseppe a letto. Su di loro la scritta “Povero Giuseppe, è duro seguire Dio”. Allo stesso modo, stavolta è comparso il poster che raffigura Maria con un’espressione tra il sorpreso ed il preoccupato, oltre ad un test di gravidanza in bella mostra. Non solo. Cardy ha invitato i fedeli ad essere creativi e ad immaginare una possibile didascalia per la foto. “Almeno se dico che sono vergine, mamma e papà non mi uccidono” è una delle tante ipotesi formulate (si possono leggere qui, alla pagina dedicata a “Mary is in the pink”).

Alle accuse, il vicario risponde così: “E' tutto vero. E' vero il Natale, è vera la gravidanza, è vera la madre, è vero il bambino. E’ una storia fatta di ansia, coraggio e speranza. Il poster mostra Maria, madre di Gesù che scopre di essere incinta facendo il test di gravidanza. Indipendentemente da qualsiasi premonizione, questa scoperta deve essere stata scioccante. Maria era nubile, giovane e povera. Questa gravidanza avrebbe modellato il suo futuro. Sicuramente non è stata la prima donna a trovarsi in questa situazione e non è stata neppure l'ultima”.

Intanto, tra le didascalie, qualcuna si spinge oltre. “Come devo fare a trovare una clinica per abortire?”, scrive un utente, segno che comunque la campagna contro il buonismo natalizio estraneo alla realtà abbia fatto centro.

Ma dall'associazione della diocesi cattolica di Auckland tuonano: “Maria non è una ragazza single scioccata dalla gravidanza. E' una giovane donna che ha dato il suo assenso e ha posto la sua fiducia in Dio”. Sarà, ma oggi più che mai i cattolici avrebbero un gran bisogno di sentire tutti i personaggi biblici un po’ più simili a loro, più capaci di sbagliare, meno infallibili. Magari anche preoccupati se Dio ha deciso di farli diventare genitori sotto una capanna, senza un soldo e con l’ansia di non arrivare alla fine del mese. In fondo, sono proprio gli stessi problemi che il mondo si ritrova ad affrontare dopo 2000 anni di storia.

mercoledì 14 dicembre 2011

Trenitalia e le notizie sparite

Cercando notizie sull’ennesimo sciopero che venerdì mi costringerà a fare un altro viaggio della speranza, mi sono imbattuta nell’elenco di News che vengono pubblicate sul sito di Trenitalia.

Ebbene, tra queste, qualcuna mi è sembrata quanto meno bizzarra. Anzi, l’insieme delle News, l’intera sezione, mi è parsa bizzarra…

La prima notizia che ho notato reca questo titolo: “Toscana: vandalizzato un treno regionale a Firenze Rifredi”. Immediatamente mi chiedo quante notizie fotocopia dovrebbero allora comparire, soprattutto mi chiedo quali fatti siano per Trenitalia notiziabili e quali invece no. Quanti treni vengono imbrattati ogni giorno? Quanti vetri vengono incisi? Quanti cestini dell’immondizia vengono rotti?

Ma ecco, per completezza, il testo completo della notizia:

Firenze, 13 dicembre 2011

Atti vandalici per circa 25mila euro ai danni di un treno regionale di Trenitalia. L’episodio è avvenuto la mattina di domenica 11 dicembre nella stazione di Firenze Rifredi dove il treno, proveniente da Pistoia e diretto a Firenze Santa Maria Novella, era in sosta. Preso di mira un Vivalto doppio piano a cui sono stati rotti, con un martello frangivetro, 8 finestrini e 3 vetri delle porte di ingresso. Ai danni materiali si devono aggiungere quelli della sosta forzata per 5 giorni in officina necessari per le riparazioni. Nel 2010 Trenitalia Toscana ha speso 700mila euro per riparare i danni degli atti vandalici. Gli interventi principali sono stati la rimozione di graffiti esterni e interni, per 556mila euro, e la sostituzione di vetri, monitor, sedili e porte danneggiate per 134mila euro.

Insomma, Trenitalia spende per assicurarci un servizio puntuale, cortese ed efficiente. O forse non sempre (quasi mai, direi, se dovessi basarmi solo sulla mia esperienza da pendolare) quel servizio non è affatto tale e i treni sono sempre coperti da graffiti, in pessimo stato, con i sedili sgualciti, i cuscini sfondati, l’acqua che penetra dal tetto e i bagni inagibili?

Detto questo, un’altra notizia mi balza agli occhi: “Susa: vandalizzata l’obliteratrice di stazione. A sole dodici ore dall’inaugurazione del restyling dello scalo”.

Ci risiamo. Perché si parla solo di quell’obliteratrice? Forse non siamo alle prese tutti i giorni con guasti ripetuti a monitor, con l’inchiostro terminato e con bigliettai arroganti? Perché nessuno ci spiega il motivo e, al contrario, si preoccupano di comunicarci che noi, proprio noi che viaggiamo sui loro convogli, magari il nostro vicino di posto, abbiamo contribuito al danneggiamento dei treni dei quali ci lamentiamo sempre?

Per carità, tutti condanniamo gli atti vandalici e questi, in particolare, lo sono al 100%. Ma scoprire che tra queste notizie non si parla mai di ritardi e solo di ripristini, mai di pendolari stipati in carri bestiame e solo di imprevisti dovuti a condizioni particolari… bè, tutto questo riduce al minimo la già poca fiducia che riponevamo nelle care vecchie FS. Forse sarebbe il caso che viaggiassero con noi, non in Frecciarossa, e guardassero il mondo da un finestrino sporco almeno per un paio d’ore.

lunedì 5 dicembre 2011

d'ANNAzione del giorno: manovra Monti, pagano sempre gli stessi. Come prima, anzi peggio

Hanno rimesso l’Ici, ma non per la Chiesa.
Hanno tagliato tutto, ma non le spese militari.
Siamo un Paese di evasori, ma di intensificare davvero i controlli ed inasprire le pene non se ne parla.
Non abbiamo la banda larga. Dovremmo puntare sulla green economy e sul Made in Italy, ma di vere svolte ancora non se ne vedono.

Andremo in pensione più tardi e i trentenni ancora devono iniziare a versare i contributi.
Manterremo ancora una classe dirigente che rimanda a domani quello che bisognava fare vent’anni fa.
Non avremo un contratto degno di essere chiamato tale fino a quando non ci saremo piegati alle condizioni più incredibili. Non faremo figli per il terrore di non poterli mantenere e per non mettere al mondo un’altra generazione di precari.
Non compreremo case perché il mutuo è un sogno. Affitteremo case fatiscenti perché i nostri salari non saranno abbastanza alti. Lavoreremo in due, portando a casa lo stipendio di uno, oppure lavorerà uno con lo stipendio di mezzo e dovrà mantenerne due.

Ci accontenteremo, insomma. Tireremo a campare. Tireremo la cinghia. Ringrazieremo i nostri genitori che sono riusciti a risparmiare. Ci consoleremo con gli show di Fiorello e il calcio in tv. Forse solo quando ci toglieranno anche quelli ci renderemo conto che avremmo dovuto mollare tutto e pretendere con le unghie e i denti che chi ci guida aprisse il portafoglio.
Invece pagheremo tutti nella stessa misura, mentre i ricchi saranno sempre ricchi e i poveri continueranno a viaggiare su treni sporchi, compreranno al discount tedesco e sceglieranno i vestiti cinesi invece della qualità che ci ha resi famosi in tutto il mondo, impoverendo così anche le imprese di casa nostra, le stesse che oggi la manovra avrebbe dovuto rilanciare.

In tutto questo, siamo italiani. E l’italiano non ammette di essere in piena recessione. Continua a comprare tv al plasma, riempie il carrello, si ammassa nei centri commerciali a caccia di regali di Natale. Rinuncia, ma in silenzio. Rinuncia a curarsi, per esempio, in fondo non essere andato dal dentista non sempre si nota subito.

E poi hanno anche il coraggio di piangere, con le tasche e le pance piene, loro che i sogni li hanno realizzati e ora vogliono farci credere che tutto andrà per il verso giusto se facciamo qualche sacrificio…

giovedì 1 dicembre 2011

"Togliete i libri alle donne e torneranno a fare figli"

La Harvard Kennedy School of Government ha messo nero su bianco che «le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze».
E il ministro conservatore inglese David Willets, ha avuto il coraggio di far notare che «più istruzione superiore femminile» si traduce in «meno famiglie e meno figli». Il vero fattore fertilizzante è, quindi, la bassa scolarizzazione e se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà.
Così dicono i numeri: non prendetevela con me.

Lo scrive Camillo Langone su Libero, in un articolo che ha fatto il giro del Web in poche ore e si è guadagnato l’ira di centinaia di utenti. Di molte donne, certo, ma anche di un’infinità di uomini.

Perché, dunque, noi donne non facciamo figli?

Langone sembrerebbe rispondere che siamo diverse dalle nostre nonne (che 3 o 4 figli li sfornavano di sicuro) e dalle donne di Paesi come l’Iran e il Niger perché abbiamo studiato troppo.

Il paese più prolifico del pianeta è il maomettano Niger (7,68 figli per donna) ma subito dopo, nella classifica della fecondità, si trova la cristiana Uganda. Quindi la religione conta poco o nulla, e a riprova ecco l’Iran, precipitato anch’esso sotto la soglia di sostituzione nonostante veli e ayatollah. Che allora convenga diventare induisti? Macché: in molte zone dell’India ancora all’apparenza prolifica il tasso di fecondità sta crollando. Oppure buddisti? Niente da fare: i thailandesi si vanno estinguendo a ritmi europei. Comunisti? Peggio che andar di notte, a Cuba si fanno meno figli che nella decadente Olanda. Se non è la religione, se non è l’ideologia, qual è il vero fattore fertilizzante?

Non c’entra la religione, dice Langone, ma guarda caso chiama in causa l’ideologia politica, un fattore che persino un bambino escluderebbe. Come si può pensare anche lontanamente che un’ideologia potrebbe costringere le donne a non fare figli? Parliamo di noi donne italiane ed europee, occidentali se preferiamo, perché siamo noi l’oggetto del Langone-pensiero.

Ho provato in tutti i modi a capire dove Langone volesse andare a parare, ho provato a capirlo, a non farmi influenzare dalla marea di commenti drastici al suo pezzo. Ma proprio non ce la faccio.

Io una spiegazione diversa l’avrei, l’unica a cui non ha pensato. Basta dare un’occhiata al ruolo professionale che la donna ha saputo ritagliarsi nei decenni. Ha conquistato “il potere”, per dirla con un linguaggio maschilista, e l’ha fatto combattendo contro quello che sembrava un diritto scontato per il maschio: occupare le posizioni di comando, prevalere sulla donna in tutto e per tutto, non per merito ma per nascita.

E, infatti, ancora oggi se nasci donna avrai quasi certamente un salario più basso di un uomo che ricopre la tua stessa posizione, in più dovrai mettere in campo tutte le tue doti e diventare multitasking perché casa tua non diventi una stalla, per pensare al tuo partner, a lavargli e stirargli la camicia pulita, preparargli la colazione e la cena. E a quel punto, se arrivano i figli, sei uno straccio.

Ecco perché molte donne non fanno figli o li fanno tardi. Poi con la crisi la situazione è peggiorata. Quando non porti a casa nemmeno 1000 euro al mese, devi pagare un affitto e tuo marito è precario o cassintegrato, quando devi tornare a vivere dai tuoi perché non arrivi a fine mese… come caspita può venirti in mente di procreare?

E’ vero, non facciamo figli perché siamo intelligenti. Non facciamo figli perché li amiamo ancora prima di concepirli e non vorremmo mai che la nostra incoscienza ci facesse mettere al mondo un esserino innocente alle prese con i guai della vita ancora prima di imparare a sorridere. Di sicuro il problema non è che dovremmo mantenerli a vita o che non ci piace fare i genitori.

Aspettiamo e basta. E lo desideriamo un figlio ogni giorno, eccome se lo desideriamo.

Caro Langone, spero che almeno una donna che abbia scritto un articolo di replica alle tue (lecite, per carità) opinioni sia pagata più di te. Lo spero, ma – chissà come mai - dubito.