“Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei”. (Luca 1,26-37)
Posticipiamo questo annuncio e ambientiamolo in una giornata del 2011. Pensiamoci, come sarebbero i moderni Maria e Giuseppe? Dove vivrebbero? In una favela, in un campo rom, in una vecchia cascina abbandonata? Sarebbero poveri, questo è certo. Ma chissà se sarebbero poveri come le tante famiglie italiane che non arrivano a fine mese o poveri come i clochard che incontriamo al freddo delle stazioni della metro, o poveri come i popoli sfruttati dell’Africa.
Resta il fatto che continuiamo da sempre ad immaginare come sarebbero e quale volto avrebbe Cristo se nascesse oggi. Credenti o meno, quest’immagine vi terrà almeno per un attimo con il fiato sospeso. Se
Lui si chiama Glynn Cardy ed in Nuova Zelanda è noto per simili provocazioni. Due anni fa aveva fatto comparire nei pressi della chiesa anglicana di St. Matthews in the City a Auckland un poster in cui venivano ritratti Maria e Giuseppe a letto. Su di loro la scritta “Povero Giuseppe, è duro seguire Dio”. Allo stesso modo, stavolta è comparso il poster che raffigura Maria con un’espressione tra il sorpreso ed il preoccupato, oltre ad un test di gravidanza in bella mostra. Non solo. Cardy ha invitato i fedeli ad essere creativi e ad immaginare una possibile didascalia per la foto. “Almeno se dico che sono vergine, mamma e papà non mi uccidono” è una delle tante ipotesi formulate (si possono leggere qui, alla pagina dedicata a “Mary is in the pink”).
Alle accuse, il vicario risponde così: “E' tutto vero. E' vero il Natale, è vera la gravidanza, è vera la madre, è vero il bambino. E’ una storia fatta di ansia, coraggio e speranza. Il poster mostra Maria, madre di Gesù che scopre di essere incinta facendo il test di gravidanza. Indipendentemente da qualsiasi premonizione, questa scoperta deve essere stata scioccante. Maria era nubile, giovane e povera. Questa gravidanza avrebbe modellato il suo futuro. Sicuramente non è stata la prima donna a trovarsi in questa situazione e non è stata neppure l'ultima”.
Ma dall'associazione della diocesi cattolica di Auckland tuonano: “Maria non è una ragazza single scioccata dalla gravidanza. E' una giovane donna che ha dato il suo assenso e ha posto la sua fiducia in Dio”. Sarà, ma oggi più che mai i cattolici avrebbero un gran bisogno di sentire tutti i personaggi biblici un po’ più simili a loro, più capaci di sbagliare, meno infallibili. Magari anche preoccupati se Dio ha deciso di farli diventare genitori sotto una capanna, senza un soldo e con l’ansia di non arrivare alla fine del mese. In fondo, sono proprio gli stessi problemi che il mondo si ritrova ad affrontare dopo 2000 anni di storia.
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