giovedì 7 gennaio 2010

Storie di viaggiatori

Binario 18. Perché non 17? Per illudermi forse.
Aspetto un treno che, ovviamente, arriverà in ritardo.
Un monitor LG di ultima generazione trasmette in loop tre messaggi pubblicitari. TRE. Ditemi voi la quantità di pazienza che dovrebbe avere un essere umano per resistere mezz’ora senza mettersi ad urlare in preda ad una crisi di nervi.
Intanto, i nuvoloni hanno sostituito sulla mia testa il sole opaco che riscaldava leggermente il marmo grigio su cui mi sono seduta sconsolata, quello che incornicia gli scalini che conducono al sottopassaggio e agli altri binari. Per inciso, io mi sono posizionata proprio sotto ai monitor.
Risultato: quei tre messaggi mi sono entrati nelle orecchie.

Messaggio numero 1: “Anche quest’anno è già Natale…”
E’ la canzoncina triste, tipicamente italiana, con cui la Conad ha deciso di tormentare anche i pendolari. Canta Andrea Mingardi, si addormenta mezza Trenitalia.



Messaggio numero 2: “Lalalà… the numbers are ten”
Vocina femminile stridula per lo spot di 10 e Lotto. Insopportabile è l’unico aggettivo che mi viene in mente.

Messaggio numero 3: Il mondo dei replicanti
Di questo trailer, noi fermi e infreddoliti in attesa di un treno, ne avevamo proprio bisogno. “Mi raccomando gli zigomi” dice quella che presumo sia una delle attrici protagoniste. Pochi secondi dopo, Bruce Willis (quando la smetterà di fare il figo?) prova a terrorizzarci tutti e a ricordarci che un treno poco puntuale è nulla in confronto a quello che potrebbe accadere agli umani: “Sta per succedere qualcosa al mondo dei surrogati”, afferma preoccupato.

Prima di tutto, il Natale è passato da un mezzo, ma guai a pretendere puntualità quando si sta su un binario.
A parte queste sottigliezze, mi viene da sorridere.
C’è chi non arriverà al suo appuntamento, chi scruta il cielo in cerca dei segni della nevicata in arrivo, chi si stringe ancora di più nel suo cappotto.
I monitor non li guarda nessuno, ma siamo tutti avvolti da quei suoni vagamente inquietanti e tutti – sono sicura – vorremmo farli tacere.

Finalmente arriva il treno.
Di fianco a me si siede una signora impellicciata seguita da un’amica. Scopro che ha appena vomitato e ora è in cerca di un sacchetto di plastica “per le emergenze”, così dice.

Anche stavolta guardo fuori dal finestrino e spero solo che il viaggio finisca in fretta.

1 commenti:

Compagno di viaggio ha detto...

Mi ha colpito il tuo articolo. Sono finito per puro caso qui e mi sono ricordato di quando anche a me piaceva scrivere. Ed è proprio su un treno che ho scritto le ultime parole. Poi non sono più riuscito. Mi sono ricordato di quando, anche poco tempo fa, viaggiare in treno era diverso. C'erano ritardi, soppressioni e il gelo nelle stazioni, ma c'era anche uno spirito diverso. C'era forse l'entusiasmo di spostarsi verso un cambiamento, verso qualcosa di nuovo. C'era un senso in quei binari e in quei finestrini. Non c'era una musica inutile e continua che ti entra nel cervello. C'era solo il treno. Ma questo è il cambiamento, è il progresso. La freccia rossa che unisce l'italia da nord a sud e il treno regionale che non collega Saronno con Milano. Va tutto bene per carità solo preferisco pensare che il cambiamento l'ho fatto io dentro di me e non grazie ad una stupida televisione che riproduce 3 spot identici 24 h su 24... per una volta lasciamelo dire ha fatto qualcosa di buono... ha fatto riflettere te e anche me :)

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